Arriva la riforma portuale dei sospiri e tutti tirano la giacchetta di Renzi

Le tesi contrapposte di Lupi e della lobby genovese di Burlando – Si profila anche una delusione sull’attesa semplificazione per i dragaggi – Il ruolo di Assoporti nel dibattito

Matteo Renzi

ROMA – Si ricomincia da dove eravamo rimasti a fine luglio: per la riforma dei porti, le due scuole di pensiero che si erano confrontate e scontrate, quella del ministro Maurizio Lupi e quella del governatore della Liguria Claudio Burlando, non sembrano essersi avvicinate. Semmai a fianco di Lupi si è molto mossa Debora Serracchiani, importante vicepremier molto sentita da Renzi. Ma il dibattito rimane aperto: tra la tesi di Lupi, di accorpamenti tra Autorità portuali che ne salvino però la matrice di enti di Stato con guida decisa da Roma; e la tesi espressa da Burlando in una lunga lettera di fine luglio, quando chiedeva che nascessero delle vere e proprie Spa portuali, sia pure ad azionariato pubblico (90% dello Stato, ha proposto Burlando, e 10% delle regioni di competenza). La scelta uscirà dal decretone “Sblocca Italia” tra qualche giorno. E si accettano scommesse.
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