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Doveri e tutele dalle Capitanerie

Un articolato intervento dell’ammiraglio ispettore capo sulla sicurezza e sul pre-clearing

Il dibattito in corso sul nostro giornale relativo al controllo dei servizi tecnico-nautici registra l’importante e sostanzioso intervento dell’ammiraglio ispettore capo (CP) Felicio Angrisano, comandante generale delle Capitanerie. Eccone il testo.

Felicio Angrisano

ROMA – Gentile direttore, ho volutamente atteso qualche giorno prima di offrire al lettore un mio personale momento di riflessione sull’articolo “L’attribuzione del controllo sui servizi tecnico-nautici”, riportato dalla sua Gazzetta Marittima di recente.
Il momento di riflessione è ovviamente limitato alle funzioni che la legge affida alle Autorità marittime e da queste ne pretende la migliore, produttiva applicazione.
In primo luogo mi piace convenire come il suo termine “sicurezza” possa essere “tutto o quasi niente”, tanto da creare – non di rado ed in assenza di specificazione, alla quale è legata la titolarità della relativa funzione – dubbi o dannose incertezze.
Ed è proprio l’esigenza di certezze che mi spinge a concentrare il mio “intervento” su quelle tutele delle quali l’Autorità marittima è titolare di posizione di garanzia e che le normative nazionali, comunitarie ed internazionali affidano alle loro responsabilità.
[hidepost]Tutele legate a quei doveri – poste in capo a chi è chiamato a governarli – riconducibili all’intero settore del trasporto marittimo portuale ed espressamente richiamati dalle citate disposizioni senza peraltro che venga tralasciata la notevole rilevanza degli altri vitali compiti istituzionali quali la sicurezza della navigazione marittima, il soccorso in mare, la salvaguardia della vita umana in mare, la tutela dell’ambiente marino (nella sua accezione che prevede anche la risorsa ittica quale anello terminale della filiera) costiero ed atmosferico.
Compiti, tutti, che si configurano, oramai, come servizi essenziali per la crescita del trasporto marittimo e complementari alla gestione delle attività marittime; materie, queste, che l’ordinamento giuridico ha affidato alle distinte funzioni costituzionalmente salvaguardate dai ministeri di riferimento e da questi alle affidate alle funzioni proprie delle Autorità marittime – organizzazione periferica degli stessi e per i quali svolgono compiti amministrativi, operativi e di polizia.
Le Autorità marittime non rincorrono, mi creda, nuovi spazi né nuovi ambiti di competenza, ma chiedono, con intelligente fermezza, di poter continuare a svolgere quei compiti che la Nazione ha affidato alle proprie cure per la tutela degli interessi pubblici marittimo-portuali, in piena autonomia, secondo i precisi indirizzi dei ministri di riferimento, delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Compiti legati a quelle forme di sicurezza specificate, alle quali corrispondono precise e gravi responsabilità, in forza dei principi del “dover fare”, del “dover agire” e del “dover sapere”.
Principi come garanzia di tutela che costituiscono non freno ma volano dell’economia marittima, legata alla crescita ed allo sviluppo dei traffici marittimo-portuali e che pongono le stesse Autorità alla testa della filiera del trasporto marittimo e della catena logistica integrata, contribuendo, con l’intero cluster marittimo, alla formazione del PIL, nella misura significativa del 2,6%.
Per cogliere a pieno il delicato quanto produttivo lavoro svolto da quelle Autorità – comandanti di porto – basti riflettere sulla relazione che salda piani regolatori portuali, gigantismo navale, carenze infrastrutturali dei nostri porti, vincolandone lo sviluppo e la produttività.
Coniugare le esigenze in gioco significa, alla presenza dei richiamati limiti, dettare o meglio prevedere misure che eliminino, o mitighino al massimo, il rischio proprio della navigazione marittimo-portuale.
Misure che oggi si sostanziano – oltre nell’assoluta capacità degli operatori portuali di definire l’ottimo ed il vero – anche in quei presidi di sicurezza costituiti dai servizi tecnico nautici, la cui capacità organizzativa e tecnico-operativa (i profili regolamentari dei servizi medesimi influenzano direttamente le tariffe e vengono condivisi con le Autorità portuali, ove istituite) permette al comandante del porto di assumere quelle determinazioni che altrimenti non consentirebbero ai porti nazionali di poter accogliere navi di penultima generazione.
Solo così, sino ad ora, si è potuto evitare quella pericolosa emarginazione dal contesto dei traffici marittimi mondiali, sempre più esigenti, sempre più competitivi, sempre più alla ricerca di realtà portuali “affidabili”.
E per renderli più capaci di attrarre traffico, il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto, unitamente all’amministrazione delle Dogane, ha dato vita – ad invarianza di norme – alle procedure di sdoganamento in mare (c.d. pre-clearing) delle merci prima dell’arrivo della nave in porto.
Riducendo procedure e tempi si è favorito il più rapido raggiungimento delle merci stesse alla propria destinazione.
L’Autorità marittima – confermo – non mira ad ulteriori compiti, ma pretende di operare:
– con quella “professionalità specializzata”, patrimonio esclusivo del personale del Corpo;
– con la fermezza di chi è chiamato a rispondere, dinanzi alla collettività, del proprio ruolo e della propria funzione;
– con quel buon senso che, saggezza di maturità, è sintesi dei principi per la migliore gestione della cosa pubblica, con la sola volontà di offrire alla “governance” portuale nazionale – che certamente non può prescindere dal rispetto dei ruoli e funzioni che l’ordinamento e la stessa legge 84/94 fissa in maniera chiara ed inequivocabile in capo alle Autorità marittime e portuali – il proprio apporto.
A rendere il tutto più attuale occorre procedere a sburocratizzare non solo le procedure legate all’arrivo ed alla partenza delle navi (e per questo si sta già procedendo attraverso il sistema PMIS ed altre iniziative di vicinanza all’utenza, come ad esempio l’apertura, nel periodo estivo, anche degli uffici amministrativi durante il sabato e la domenica) ma soprattutto ad ammodernare i cervelli e le intelligenze degli uomini – operatori pubblici e privati.
E se poi gli uomini…
Con i miei più cordiali saluti, Felicio Angrisano.

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Pubblicato il
6 Settembre 2014

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