Quel futuro dalle vasche di colmata
Crescono gli interessi (e i coinvolgimenti) per la piattaforma Europa anche in relazione ai piani ferroviari, dei dragaggi e della razionalizzazione della piattaforma logistica costiera
LIVORNO – Se ne parla poco, forse perché rimane sul gobbo della cattiva coscienza dell’Autorità portuale la prima, quella che non si è riusciti in anni ed anni a consolidare. Si parla poco della seconda vasca di colmata dell’avamporto labronico, perché a nessun venga in mente di chiedere quando sarà pronta la prima. Ma i lavori procedono e siamo ormai alla completa perimetrazione del sito, con la diga di contenimento finita e con in corso la costruzione dei diaframmi interni (nella foto) propedeutici al riempimento progressivo a settori. Quando anche questa seconda grande vasca sarà completata, saranno state realizzate le basi di attacco all’opera più importante e futuristica per il porto, la piattaforma Europa.
[hidepost]Bisogna dare atto a Giuliano Gallanti e a Massimo Provinciali, i due Vip al vertice dell’Autorità portuale livornese, del loro impegno perché quello che per lunghi anni è sembrato un sogno d’una notte di mezz’agosto si è trasformato in un progetto concreto, recepito – con le opportune razionalizzazioni e con i necessari ridimensionamenti – dalla pianificazione del porto a tutti i livelli, da quelli locali a quelli regionali e nazionali. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha fatto alcuni distinguo sul piano regolatore generale del porto, ma sulla piattaforma Europa avrebbe avuto poco da obiettare. E l’argomento vincente e definitivo è arrivato dalla recente conferenza stampa di Luca Becce, amministratore delegato (per il gruppo GIP) del Terminal Darsena Toscana: dove un Becce molto determinato ha ricordato che la piattaforma Europa è e deve essere il futuro del porto containers e che il GIP è pronto a candidarsi per la sua gestione in un quadro di project-financing realistico, “supportato anche dalla Cassa Depositi e Prestiti” con la quale Gallanti e Provinciali hanno già aperto un dialogo.
Va anche sottolineato che GIP non è la sola grande realtà economica a puntare sulla piattaforma Europa. Lo stesso Gallanti ha ammesso di recente di aver avuto contatti da importanti gruppi d’investimento cinesi (anche attraverso l’ambasciata italiana a Pechino: ma non soltanto) mentre varie voci sussurrano di sondaggi in corso anche da parte di Evergreen, che è alla ricerca di un suo “hub” nel Mediterraneo centrale dopo le difficoltà incontrate – e che continuerebbe a incontrare – in Adriatico.
Se si guarda alla realtà dei porti italiani, specie nel Tirreno, è facile constatare che a fronte dei tanti investimenti a pioggia e dei tanti lavori in corso la piattaforma Europa di Livorno può fare la differenza per chi voglia evitare i condizionamenti di aree fortemente antropizzate, di porti circondati – anzi: “bloccati”- dalle cinte urbane che li assediano. Genova? Ha dovuto proiettarsi su Voltri, che cresce ma ha problemi di interconnessioni stradali. Piombino? Grandi lavori, presto grandi banchine e grandi fondali: ma c’è l’imbuto stradale che lo condiziona, e l’irrinunciabile vocazione a porto turistico dell’Elba che lo taglia fuori – con sua piena condivisione – dai grandi traffici containers. Civitavecchia? Grandi lavori in corso, un’espansione inarrestabile sulle crociere e sulle grandi masse, ro/ro con molte promesse: ma anche qui i containers sembrano voler rimanere marginali. La Spezia? Uno sforzo enorme, un miracolo di razionalizzazione specie con il suo mega-terminal containers di Contship: ma dalla città non si scappa, malgrado le geniali proiezioni verso santo Stefano Magra. Cagliari? Bel terminal: ma su un’isola lontana, con le stesse rotture di carico che condizionano i grandi sogni di Malta. E così via.
Un’analisi sbilanciata, un’analisi di parte? Può darsi: difficile, da livornesi, non essere di parte per Livorno. Però è evidente che se la piattaforma Europa riuscirà a nascere, potrà essere il vero fattore innovativo della portualità del Tirreno. Tra un anno sarà collegata da fasci di binari elettrificati alla rete nazionale, con proiezione diretta verso i grandi snodi intermodali del Nord. I collegamenti super-stradali sono già operativi (e saranno efficaci ed efficienti quando sarà risolta la vergognosa strozzatura prima del Calambrone, dovuta a crolli e cedimenti dei viadotti affidati agli enti fiorentini). I fondali non saranno un problema, visto che fuori dalle vasche di colmata c’è solo sabbia e sarà facile scavare a 20 metri (magari dopo sarà un po’ meno facile mantenerli, i fondali: ma le draghe esistono per questo). E se finalmente funzionerà anche la scelta di fare dell’Interporto “Vespucci” un vero retroporto, ci saranno aree e impianti a profusione anche per gli insediamenti e per l’intermodalità logistica. Non va dimenticato l’aeroporto “Galilei”, che nel riassetto degli aeroporti toscani proposto dai nuovi proprietari (globalizzati) assumerà sempre più anche una componente cargo (già in forte crescita) integrando al meglio il nodo intermodale costiero.
Ripeto: sogni d’una notte di mezz’estate (o di mezz’autunno, ormai)? Da anni si parla di queste e di altre teoriche eccellenze del sistema Livorno, ma siamo rimasti al palo. Adesso però qualcosa si è mosso: il piano regolatore per primo, poi la calata dei grandi gruppi armatoriali (Grimaldi ed Msc per cominciare) a metter piede permanente sulle banchine, a dimostrazione che tornano a vederci dentro; lo sviluppo della cantieristica delle navi da diporto di lusso (i mega-yachts da 100 metri di Benetti) ha aperto un altro capitolo importante, che proseguirà con il “marina” del Mediceo, chiudendo un’attesa di mezzo secolo. E anche gli operatori livornesi, per quanto male se ne dica in certi ambienti, investono, potenziano, si globalizzano: basta guardare i nuovi capannoni azzurri che crescono a vista d’occhio, le silenziose ramificazioni nel settore della logistica e dei trasporti, gli sviluppi (appena inziati) dell’affaire Sintermar, la joint-venture dei portuali di Cilp con i fiorentini della mega-cooperativa. Eccetera. Eppur si muove dunque. Speriamo che sia un moto uniformemente accelerato, come si dice in fisica.
Antonio Fulvi
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