Aspettando Godot…
Ieri il previsto OK da Roma ma la lunga storia rischia di non essere che a metà strada
LIVORNO – Ce l’ha fatta, non ce l’ha fatta, forse ce l’avrebbe fatta se non ci fossero in agguato le “nogarinate” dei 5 Stelle livornesi. Sul passaggio definitivo del piano regolatore portuale al Consiglio superiore dei Lavori Pubblici – in programma ieri a Roma – fino al tardo pomeriggio, quando il giornale è andato in stampa, poco si sapeva.
[hidepost]Però a palazzo Rosciano, sede dell’Authority, tenevano le dita incrociate e facevano mostra di sicurezza. Ovvero: erano state date tutte le assicurazioni che il piano sarebbe stato sdoganato.
Se così è stato, bisogna dare atto a Giuliano Gallanti e a Massimo Provinciali – quest’ultimo da segretario generale dell’Authority è giuridicamente il responsabile della pianificazione – di aver fatto fare al porto un salto storico. Da cinquant’anni aspettavamo questo piano: e le linee del documento, presentate da tempo alla comunità portuale, sono ampiamente condivisibili da chi in porto lavora. Gallanti a sua volta ha detto a più riprese che con il piano sarà tutto più facile e più veloce: e Gallanti, si sa, per carattere è un prudente che non si lancia senza ragion veduta al di la dell’ostacolo.
A proposito di ostacoli comunque, non siamo ancora fuori dai problemi. Mano a mano che il piano si avvicina al voto favorevole dei tecnici romani, nascono e si manifestano le “trappole” locali: che si chiamano passaggi in conferenza dei servizi con i dubbi già espressi dallo stesso sindaco Nogarin e dalla sua parte politica in Comune. Si vorrebbero ributtare all’aria anche alcuni dei principi già sanciti dalla concertazione del passato sul waterfront, non si capisce bene se come sistema per contare di più o perché onestamente convinti che si possa far meglio; dimenticando il vecchio e saggio detto che il meglio in genere è nemico del bene.
Aspettiamo. Tra poche ore si saprà il verdetto di Roma: e si saprà se la stessa Regione Toscana, che sul piano regolatore del porto si è spesa con Rossi in prima persona, manterrà la promessa di accelerare tutti i passaggi istituzionali del territorio – anche a costo di prendere per le orecchie i recalcitranti – o se si assisterà al solito balletto con relative perdite di tempo. Di tempo, come tutti sanno, non ne rimane molto: e lo stesso ritorno di Zim in Darsena Toscana è sotto la spada di Damocle di una serie di lavori da fare subito, anzi immediatamente. Altrimenti, la festa rischia davvero d’essere finita.
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