Livorno rilancia sulle grandi opere
Investimenti per 121 milioni, tra dragaggi e (finalmente) il consolidamento della 1ª vasca di colmata

Giuliano Gallanti
LIVORNO – Sono ben 31, verranno realizzate in un triennio, e costano complessivamente qualcosa come 121 milioni di euro, 42 il primo anno, e quasi 40 milioni sia il secondo che il terzo anno. È il menù offerto dal Programma Triennale delle Opere Pubbliche 2015/2017, votato e approvato, all’unanimità, dal Parlamentino di Palazzo Rosciano nella seduta di mercoledì scorso.
Gli interventi programmati dalla Port Authority per i prossimi tre anni sono molti: in cima alla lista, per onerosità dell’impegno economico e per importanza simbolica, figurano tre attività di dragaggio: quelle che verranno svolte davanti alla Darsena Toscana, quelle relative alla imboccatura sud del porto (seconda fase) e quelle in prossimità della Calata Bengasi.
[hidepost]Tutte e tre saranno realizzate nel 2015 e costeranno la prima 17 milioni di euro, la seconda 8, la terza 2 milioni e mezzo. L’anno successivo verranno dragati i fondali della Calata del Magnale (4 milioni di euro), della Darsena Petroli (3 mln), e del Pontile 12 e 13 (5 mln), mentre nel 2017 verranno completati i lavori di escavo in prossimità del Canale di Accesso, lato Torre del Marzocco (3 mln), e quelli di riprofilamento della banchina che oggi si trova proprio di fronte alla torre di avvistamento rinascimentale (10 milioni di euro).
Da non dimenticare, inoltre, i lavori di costruzione del nuovo magazzino in Zona M-K, alla radice dell’Alto Fondale, che costeranno 2 milioni di euro nel 2015 e quasi 5 milioni e mezzo nel 2016, e quelli che consentiranno la trasformazione della prima Vasca di Colmata nel futuro terminal contenitori della Piattaforma Europa (2 milioni e mezzo nel 2016). Previsti infine, per il 2017, i lavori di ammodernamento del Porto di Capraia, cui verranno destinati 8 milioni di euro.
Le opere verranno finanziate in parte con le entrate proprie dell’Autorità Portuale, che ha una disponibilità finanziaria complessiva di quasi 50 milioni di euro (35 per il 2015, 7 per il 2016 e altri 7 per il 2017), in parte con i finanziamenti regionali, in parte con i soldi del Fondo Perequativo istituito con la finanziaria del 2007 e in parte con il Fondo IVA (art. 18 bis legge 84/94) istituito a seguito dell’approvazione del Decreto Sviluppo del 2012 e che attribuisce a ciascun porto l’80% dell’1% dell’Iva dovuta sulla importazione delle merci nel territorio di competenza (il restante 20% viene distribuito con finalità perequative).
«Sono interventi orientati a dare al porto di Livorno un assetto infrastrutturale conforme alle previsioni di piano regolatore – ha detto il presidente Giuliano Gallanti al margine della riunione del Comitato – è questa la strada sulla quale proseguire per riportare a Livorno sviluppo economico ed occupazionale».
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Un risultato economico positivo con un utile di esercizio di quasi tre milioni di euro e un avanzo di amministrazione di 16 milioni e mezzo. Sono, in dettaglio, i numeri del Bilancio di Previsione per il 2015 presentati ai membri del Comitato Portuale per il via libera definitivo. Ad offrirne un resoconto esaustivo è stato il dirigente amministrativo della Port Authority, Simone Gagliani, che ha parlato di un «quadro finanziario positivo» all’interno del quale sono andate maturando «scelte complesse e coraggiose» di carattere anti-ciclico che hanno spinto l’APL a «investire di più sul lato dell’infrastrutturazione del porto e ad imprimere, sia pure nell’ambito del rispetto delle esigenze di contenimento della spesa pubblica, una spinta propulsiva adeguata alle necessità del momento».
Se da una parte, infatti, l’Autorità portuale prevede di incamerare per il 2015 23 milioni di entrate correnti (13 di entrate tributarie e poco meno di 9 provenienti dai canoni demaniali), e 22 mln di entrate in conto capitale, dall’altra ipotizza spese correnti per 15 milioni di euro e spese in conto capitale relative alla realizzazione di opere infrastrutturali ed all’acquisto di aree portuali per quasi 39 milioni di euro. 16 milioni di euro verranno spesi per l’acquisto dei piazzali ex RFI sulla sponda est della Darsena Toscana attraverso l’accensione di un mutuo quindicennale; 9 milioni verranno utilizzati per i dragaggi (Darsena Toscana, Calata Bengasi, Imboccatura Sud-seconda fase), per il potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria sulla sponda est della Darsena Toscana e per la realizzazione della connettività in fibra ottica tra il porto e l’interporto Vespucci; mentre altri 4 milioni provenienti dal fondo perequativo istituito con la legge finanziaria del 2007 saranno destinati alle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria in ambito portuale.
«Bisogna che l’opinione pubblica ce ne dia atto – ha detto il segretario generale dell’Apl, Massimo Provinciali -; pur nell’ambito di un quadro macro-economico non ancora completamente positivo e caratterizzato dal mantenimento di una politica di rigore della spesa pubblica, l’Authority ha compiuto e sta compiendo enormi sforzi per far ripartire l’economia locale e nazionale. I potenziamenti ferroviari, le attività di dragaggio e i progetti di sviluppo dello scalo labronico ci hanno spinti a dare fondo alla maggior parte delle nostre risorse. Confidiamo che questo impegno venga presto ripagato con la crescita dei volumi di traffico».
Nel bilancio di previsione, l’APL ha anche previsto un disavanzo finanziario di competenza di 8 milioni di euro, dovuto ad investimenti in conto capitale finanziati con risorse dall’Authority. Il passivo verrà coperto con i 24 milioni di euro dell’avanzo di amministrazione, a dimostrazione dell’attenzione posta dall’Apl nel migliorare le infrastrutture del porto e i suoi fondali. L’avanzo di cassa previsto, invece, è di 39 milioni e mezzo di euro.
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L’area era contesa da quattro società, ma alla fine l’ha spuntata la cementeria Sacci. È stato il Comitato Portuale a porre fine alla disputa e ad approvare la delibera con la quale la società specializzata nella produzione di materiali per l’edilizia si è aggiudicata il rinnovo della concessione, per quattro anni, su quasi 9mila metri quadrati dislocati presso la zona Calata del Magnale, che è quella porzione di porto che partendo dai Silos del Tirreno arriva sino a Piazzale Zara.
A richiedere la concessione erano stati, oltre alla Sacci, anche Mediterranea Trasporti, Unicoop Impresa e la GMT. Le ultime tre offerte sono state bocciate. Unicoop, infatti, è già concessionaria di un’area demaniale presso la Calata Pisa e, per legge (art. 18, comma 7, legge 84/94), non può chiederne un’altra per le stesse attività merceologiche, inoltre la società di Lucarelli svolge attività di movimentazione e deposito dei rotabili mentre sia il Piano Operativo Triennale che l’approvando Piano Regolatore Portuale, pur prevedendo, in regime residuale, deroghe per attività diverse, come quelle svolte da Sacci (Pot, pag. 30), destinano l’area Calata del Magnale al polo dei prodotti forestali. I problemi di Unicoop sono simili a quelli della C. Steinweig – GMT S.r.l., che in prevalenza non svolge operazioni che abbiano ad oggetto i prodotti forestali (ha avanzato una richiesta principalmente per il deposito e la movimentazione di materiale non ferroso) e che in cambio dell’acquisizione della concessione ha previsto un piano industriale con livelli occupazionali e investimenti finanziari minori rispetto a quanto prospettato dalla Sacci. È stata esclusa, infine, anche Mediterranea Trasporti che, pur operando nel comparto dei forestali, è già concessionaria di un’area demaniale per la movimentazione dello stesso prodotto; inoltre, la società di Bonsignori non ha presentato un piano di investimenti tale da giustificare l’ottenimento di una concessione ultra-quadriennale (8 anni) sull’area della Calata del Magnale.
La Sacci, che oggi dà lavoro a 25 persone e che si appresta a cedere il ramo d’azienda al gruppo multinazionale del cemento Lafarge (è infatti stato predisposto un accordo di ristrutturazione dei debiti), prevede di utilizzare lo stabilimento di Livorno come punto strategico per sviluppare i traffici verso il Nord Africa e stabilizzare quelli nazionali. Nel piano industriale presentato all’atto della richiesta di concessione è prevista una movimentazione di 400 mila tonnellate di cemento all’anno e vengono prospettati nuovi investimenti nell’ordine di circa 300 mila euro.
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