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Piombino difende le ex navi militari che Genova vuole dopo la Concordia

Contro le rivendicazioni genovesi anche una presa di posizione del ministro (genovese) della Difesa Pinotti – L’impegno per un bacino galleggiante che sarebbe già disponibile sul mercato

PIOMBINO – Un “sistema” portuale nazionale, dove privilegiare le specializzazioni ed annullare o almeno concordare la concorrenza? E’ uno degli obiettivi della riforma portuale, l’eterna incompiuta che aspetta adesso l’ennesima versione dai “piani di sviluppo” che ogni porto dovrà presentare entro la fine dell’anno.
[hidepost]Ma intanto si va avanti con i vecchi sistemi: cioè senza esclusione di colpi nel farsi la guerra l’un porto con l’altro. E’ il caso della guerra ormai aperta tra Genova e Piombino: dove il primo porto d’Italia s’è “pappato” la demolizione della Concordia malgrado lo Stato avesse profuso oltre 100 milioni per adattare Piombino alla bisogna. E dove adesso si proclama che anche la demolizione delle navi militari vetuste – un altro affare da alcune decine di preziosi milioni, formalmente promesso a Piombino in compensazione dello scippo della Concordia – arriverà a Genova, beffando il porto toscano.
Sull’ipotesi Genova, data tra l’altro per scontata, si è espresso anche il governatore della Liguria Claudio Burlando, in appoggio alle dichiarazioni del presidente dell’Authority portuale, lo spezzino Luigi Merlo. Con un dato di fatto: le uniche aziende che hanno già la certificazione richiesta dalla UE per le demolizioni navali di bandiera europea (e quindi italiana) sono liguri o addirittura genovesi.
A Piombino lo “sgambetto” ha fatto l’effetto di una nuova coltellata sulla piaga ancora aperta (sebbene subìta in rabbioso silenzio) dello scippo della Concordia. Anche perché sul progetto di demolire le 35 navi militari in attesa di essere smantellate è stato portato avanti, insieme alla Regione Toscana, l’impegno per un’area dedicata; che dovrà ospitare anche un grande bacino galleggiante da quasi 400 metri: con una ricaduta importante anche per le aziende delle demolizioni navali della costa, comprese le livornesi “orfane” dell’ex maxi-bacino labronico.
Ne è nata anche una bagarre politica, con il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia che ha accusato la Regione Toscana di promettere al vento e di non difendere Piombino. La replica di Enrico Rossi, governatore toscano da Firenze, è stata furente: c’è un Accordo di programma del 24 aprile scorso al governo, pacta servanda sunt. Imbarazzo a Roma: tanto che lo stesso ministro della Difesa Roberta Pinotti (genovese, cui viene attribuita anche parte della vittoriosa operazione di Genova per beccarsi la Concordia) ha confermato – secondo Rossi – l’impegno per Piombino delle navi militari. La Pinotti ha diramato anche, dopo l’intervento di Rossi, un comunicato che non lascia spazio a dubbi. “L’affidamento delle commesse per lo smantellamento delle navi della Difesa – vi si legge – sarà condotto in conformità dell’accordo di programma formalizzato nell’aprile scorso con la presidenza del Consiglio dei Ministri, i ministeri competenti, la Regione Toscana e l’Autorità portuale di Piombino. Ogni altra notizia è priva di fondamento”.
Sull’accordo per le navi militari a Piombino, sottoscritto da cinque ministeri, c’è anche un primo stanziamento di 20 milioni di euro – attualmente al Cipe per i passaggi di legge – finalizzati proprio alla realizzazione del sito per lo smantellamento e il refitting delle navi militari, partendo dal bacino galleggiante. Che potrebbe essere reperito anche in tempi molto brevi, perché ce ne sono almeno un paio – uno in Nord Europa, uno in Asia – disponibili sul mercato e rimorchiabili a Piombino in pochi mesi. Salvo ulteriori sorprese e cambi di programma: che di questi tempi rischiano d’essere all’ordine del giorno.

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Pubblicato il
5 Novembre 2014

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