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E quel mistero sulle vasche di colmata

LIVORNO – Verrebbe da ironizzarci sopra: a qualcuno piace vincere facile. Almeno a parole. Perché mentre non si riesce ancora a capire come saranno stabilizzate le vasche di colmata che devono essere la base della piattaforma Europa – il sogno per tornare ad essere un grande porto – si prospettano pipelines per portare i fanghi d’escavo all’interporto “Vespucci” dove trattarli e ricavarne materiale da riempimento.
[hidepost]Ne ha parlato l’ingegner Giovanni Motta dell’Authority livornese in un recente brain storm politico. E probabilmente se ne riparlerà con più dettagli martedì 16 dicembre in Camera di Commercio all’insegna del Think global, act local: un convegno di notevoli ambizioni dal titolo “Livorno nello scenario della portualità europea” organizzato dalla Camera di Commercio con Asamar e Spedimar per analizzare l’accessibilità dei vari finanziamenti della UE e della Bei: convegno con vari esperti di finanza europea e con la confermata presenza del governatore della Toscana Enrico Rossi e del presidente della Port Authority Giuliano Gallanti.
Per carità, i convegni sono sempre interessanti. Anche quelli che sono chiaramente “marchette” di campagna elettorale se, come in questo caso, riescono a mettere sul fuoco cose concrete e specialmente a definire concreti interventi per raccogliere finanziamenti per la portualità.
Il problema è che, come accennato, a fronte di fantastici (o fantasiosi?) progetti di pipelines tra la Darsena Toscana e l’interporto per scaricarvi i fanghi di dragaggio che non andranno nelle vasche di colmata ormai piene, ad oggi non si riesce a capire come queste ultime – cioè le vasche – saranno stabilizzate in tempo per diventare piazzali della piattaforma Europa. Lo stesso ingegner Motta, che da anni ci si dedica, sul “come” stabilizzare le vasche si è anche di recente mantenuto sul vago: vi sono studi, sono stati fatti tentativi, forse sarà adottato un sistema nuovo… Ma permane il problema di fondo, che è rappresentato dai diaframmi impermeabili sul fondo imposti dal ministero dell’Ambiente quando le vasche sono state costruite; essendo in aree SIN, non c’è stato niente da fare. Ma i diaframmi ovviamente non permettono di disperdere dal fondo l’acqua che è arrivata (e continua ad arrivare) con i fanghi e con la pioggia. Per cui le vasche sono dei pantani inutilizzabili, sui quali ad oggi non è ipotizzabile – dicono gli esperti e conferma lo stesso Motta – costruire i piazzali della piattaforma Europa.
Non ci sembra un tema da poco. Ma chissà perché, mentre ci si arrabatta a discutere sul pel nell’ovo in merito ad aspetti marginali del piano regolatore portuale, sulla indispensabile urgente stabilizzazione delle vasche nessuno osa chieder notizie. Forse perché una soluzione ci potrebbe essere ma nessuno ne vuole o ne può parlare?
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
3 Dicembre 2014

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