LIVORNO – Non ci si annoia, proprio no, a seguire le vicende delle “poltrone” sui porti. Prendiamo il caso Massidda: disarcionato dal Tar su ricorso di un avversario politico perché non aveva una laurea “logistica” quando comunque unanimemente stava facendo bene, bacchettato sul tema della laurea anche dal Consiglio di Stato, rimane appiedato anche con l’ultimo grado di giudizio, la Suprema Corte di Cassazione, ma con una motivazione completamente diversa da quella con cui l’hanno fatto fuori.
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