A Livorno, tutti i dragaggi di oggi e di domani
A breve il ritorno a 13 metri della Darsena Toscana e poi il grande intervento alla bocca sud dell’avamporto – Finalmente riparate le “Porte vinciane” – I progetti per le banchine e la darsena dei ro/ro con lo spostamento del bacino Salvadori
LIVORNO – La protagonista della nuova fase di dragaggi in porto è la draga “Amazzone”, che già da qualche tempo opera sui porti della Toscana. Piazzata la pipe-line tra la sponda nord del molo Italia e la vasca di colmata del porto, la draga ha terminato nei giorni scorsi di pompare i fanghi del lato nord del molo Italia ed ha attaccato una seconda fase, tra il bacino Santo Stefano e l’ingresso della Darsena Toscana con un sistema che evita il travaso sulle bettoline. In tre fasce orarie di lavoro, per ridurre al minimo il fermo del transito delle navi (la Capitaneria ha stabilito che si draga dalle 2 alle 6, dalle 10 alle 14 e dalle 19 alle 23) l’operazione di ripristino dei fondali a 13 metri nella prima metà della strettoia del Marzocco dovrebbe concludersi entro la fine di gennaio.
[hidepost]L’obiettivo è di togliere circa 100 mila metri cubi di fanghi, ma anche di bonificare lo strato più profondo dell’area interessata dagli eventuali (e probabili) ordigni bellici residuati dai precedenti dragaggi.
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L’operazione è importante, anche in abbinamento alla avvenuta “liberazione” dai fanghi del lato nord del molo Italia: “liberazione” che a sua volta permetterà alla Cilp di trasferire i suoi forestali dall’Alto Fondale. Ma tutti sanno bene che anche con il nuovo dragaggio si tratta di un intervento non certo determinante: perché l’area rimarrà ancora condizionata dalla “strettoia” del tunnel sottomarino dei tubi dell’Eni (ci vorranno ancora almeno due anni, si dice, per eliminarne i condizionamenti in larghezza e profondità); dai nuovi apporti di fanghi in Darsena Toscana dall’improvvida apertura delle porte vinciane durante le recenti piogge; e specialmente dal definitivo dragaggio alla bocca sud del porto (quella che nella foto di Scovavento in prima pagina sembra immensa, ma in effetti è una pericolosa strettoia per le navi oltre i 300 metri).
Nell’ambito dei dragaggi e dei fondali del porto, la buona notizia è che finalmente le “porte vinciane” sono state riparate, con opportune modifiche tecniche che ne dovrebbero consentire la funzionalità anche nel caso delle più pesanti piogge. Si vedrà. A breve cominceranno inoltre i dragaggi di ripristino dei fondali della Darsena Toscana (che l’apertura delle “porte” aveva compromesso) per raggiungere 13 metri: dragaggio che si estenderà anche alla parte della radice della sponda est, recentemente banchinata ma ancora inutilizzabile perché il fondale è a meno di 2 metri. Previsione: tutto completato entro la metà di quest’anno.
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Si passa alla bocca sud: in quest’area sono programmati lavori (sollecitati da anni dagli esperti come l’ex capo dei piloti Cino Milani e dall’ex “uomo-Zim” Angelo Roma) che dovrebbero togliere altri 400/500 mila metri cubi di fango, per consentire finalmente una più facile rotazione delle grandi fullcontainers (e non solo quelle) specialmente in uscita. Secondo la Port Authority il dragaggio della bocca sud – di cui è stata appaltata in questi giorni la caratterizzazione – avrà luogo entro la seconda metà di quest’anno e sarà molto importante per facilitare le manovre delle navi in quell’area.
Si dragherà – a breve – anche la darsena dei Calafati, destinata ad essere ripulita da relitti e scafi dismessi e ad ospitare finalmente il bacino galleggiante di Salvadori: per il quale terminerà l’odissea di trasferimenti che tanto è costata all’azienda a partire dalla “cacciata” dal Magnale. Così liberata la Bengasi, dove è attualmente il bacino, questa banchina – secondo la pianificazione della Port Authority da tempo approvata anche dal comitato portuale – verrà approfondita smantellandone l’ultima soglia subacquea e tornerà all’LTM, che a sua volta lascerà la banchina Neghelli a Lorenzini.
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Tutti questi programmi, già ufficiali e in parte in attuazione, non cambiano la visione strategica di un porto, quello livornese, che sta diventando in ogni caso “stretto” per le navi delle nuove generazioni. Non è soltanto il problema delle full-containers e della Darsena Toscana, per le quali la “strettoia” (diventerà a breve una “mezza strettoia” ma fino alla soluzione dei tubi dell’Eni prevista tra due anni rimarrà un vincolo) è un deterrente insuperabile. Si sta profilando anche il problema dei ro/ro, specialmente con le nuove navi del dinamico armamento Grimaldi che cominciano a stare strette nella Darsena 1: e per le quali anche gli spazi alla radice della Darsena Toscana (Seatrag è da qualche tempo in allarme) e in Sintermar sono al limite. In porto se ne parla molto e lo stesso armamento Grimaldi, che come noto è entrato in Sintermar, si aspetta soluzioni a breve che peraltro al momento non si vedono. Salvo un’accelerazione sulla Piattaforma Europa che però trova ostacoli politici (Comune, con i “pentastellati” che anche nel recente incontro alla “Bottega del Caffè” hanno tergiversato) e tecnico-economico-burocratici per la grandiosità dell’opera: in ogni caso proiettata almeno da qui a un lustro, mentre il porto avrebbe bisogno di un maggior respiro a breve: molto a breve, forse troppo a breve….
Antonio Fulvi
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