La pianificazione di Trieste? Maneschi: cambiare mentalità
Duro richiamo del presidente di Italia Marittima a visioni unitarie con il territorio – La concorrenza di Koper e le analisi di D’Agostino e Sommariva

Pierluigi Maneschi
TRIESTE – Basta un nuovo piano regolatore del porto – che poi tanto nuovo sembra non essere – per cambiare metodologie, risultati e anche le strategie per il futuro? Nel dibattito che si è svolto di recente al Propeller triestino, la frustata è arrivata da Pierluigi Maneschi, presidente di Italia Marittima e titolare del gruppo omonimo che gestisce il terminal contenitori TMT. “Il piano regolatore del porto – ha detto Maneschi – ha accumulato ritardi indiscutibili, uscendo in sostanza dall’attualità delle esigenze reali.
[hidepost]Ma siamo davvero sicuri di quello che vogliamo fare di questo porto? Il problema vero è che bisogna cambiare mentalità, bisogna affrontare un vero e proprio piano industriale in cui si riconoscano il porto e la città. Che devono fare massa critica – ha continuato l’imprenditore – affrontando i problemi della crescita prima di tutto da un punto di vista intellettuale, prendendo atto che il mondo è cambiato e che occorre recepire i cambiamenti in tempi veloci”. Nella sostanza, Maneschi ha detto con chiarezza che così com’è “il piano regolatore non va”. Il porto manca di spazi dietro le banchine, e quelli che potrebbero essere ottenuti dall’abbattimento di vecchi magazzini in gran parte inutilizzati e inutilizzabili rimangono invece fuori portata. Il peggio è, per Trieste, che nel vicino porto di Koper (Capodistria) l’unità d’intenti tra comunità, municipalità e porto è stata raggiunta, proprio per uno sviluppo che tiene presente le esigenze del cluster marittimo e che quindi rende Koper estremamente concorrenziale.

Un momento del dibattito al Propeller di Trieste.
E’ stato un lungo e anche approfondito dibattito quello al Propeller: dove si sono confrontate anche le linee di crescita elaborate della Regione – intervento dell’ex assessore regionale ai trasporti Riccardo Riccardi, che ha sparato ad alzo zero contro il progettato terminal offshore di Venezia – dell’interporto di Bologna con il business development manager Angelo Aulicino – “Siamo il primo interporto in Italia a investire in un’operazione portuale, con 12 ettari per 480 metri di banchina – e con le conclusioni affidate a Mario Sommariva, neo-segretario generale dell’Authority di cui è commissario Zeno D’Agostino (che a sua volta aveva presentato il piano regolatore e i tempi previsti per la definitiva Via-Vas). Sommariva ha accolto la sollecitazione di Maneschi per un piano regolatore incardinato alle scelte industriali, anche perché i “rumors” raccolti sulla riforma della 84/94 – ha detto – “indicherebbero segnali di accentramento della governance dei porti e quindi di allontanamento dai territori”. D’accordo sulle sinergie politiche “trasversali” anche Fabrizio Zerbini, presidente del Propeller, ovviamente in linea con il duro richiamo di Maneschi.
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