Venduti o congelati i Reefer?
LIVORNO – I terminal del congelato vanno verso il congelamento delle proprie funzioni. Un paradosso? Nemmeno tanto: perché il cambio epocale del metodo di trasporto dei generi congelati – dalle navi reefer ai contenitori con sistemi autonomi di bassa temperatura che vanno su tutte le navi e possono essere collegati alle prese elettriche in tutti i terminal – ha reso più veloce il trasporto stesso, molto più autonomo e probabilmente anche più economico.
[hidepost]Morale: i grandi terminali reefer, specializzati nell’ortofrutta ma anche nelle carni, sono tutti in crisi e stanno per essere convertiti. Perché in genere sono su banchine appetibili anche per altri prodotti: perché hanno costi abbordabili proprio in quanto in crisi, e perché gli spazi all’interno dei porti quasi ovunque sono, specie se coperti, molto ricercati.
Chi ha battuto tutti sui tempi è il Reefer di Genova: già venduto. Ma anche Livorno e Savona, due punti di riferimento importanti ed entrambi con grandi ambizioni (specie Savona, gestita dal gruppo Orsero) sono in trattativa avanzata. Per Savona addirittura è stato scritto (L’Avvisatore Marittimo) che è in trattativa il gruppo Maersk attraverso il suo terminalista Apm, ovviamente per utilizzare i grandi spazi per il settore dei containers, in attesa della piattaforma di Vado. Per Livorno le trattative sono in fase avanzata, anche perché è definitivamente tramontata la speranza (con relativo accordo) di rilanciare il Reefer con la collaborazione della cooperativa fiorentina CFT, la cui joint-venture con la CILP è stata recentemente sciolta.
Tutto semplice e ormai deciso? Qualcuno, proprio di recente, ci ha messo un pizzico di pepe: ricordando che il forte ribasso del prezzo del bunker potrebbe rendere di nuovo competitivo l’uso delle navi reefer. Solo un’ipotesi, tanto per rimestare un po’ le acque del comparto?
Antonio Fulvi
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