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Propeller, serata di libri

La storia dell’incrociatore “Tashkent” costruito dal Cantiere Orlando e il divertente “Romanzetto” dell’ammiraglio Renato Ferraro

Nella foto: (da sinistra) Fabrizio Ceccarini, Maria Gloria Giani, Maurizio Ertreo, Francesco Ruffini ed Enrico Campanella.

LIVORNO – La presidente del Propeller labronico Maria Gloria Giani Pollastrini ha scelto di concludere l’intenso anno sociale 2014-2015 del Club con la presentazione di due libri, naturalmente a base di mare, diversi tra loro ma accomunati dalla capacità di regalare molta informazione e cultura, come è nello spirito del Club.
Il primo libro sulla vicenda dell’incrociatore sovietico “Tashkent” di Enrico Campanella, progettista Wass e studioso di storia, presentato da Fabrizio Ceccarini, ha dato l’occasione di ricordare le abilità degli artigiani livornesi nella piccola cantieristica, già attiva nel 1.800, che – come ha detto l’autore “hanno travasato quasi come un’osmosi tecnica la loro esperienza nella realizzazione dei progetti del cantiere Orlando”. Da quegli artigiani infatti – che raggiunsero anche fama internazionale costruendo barche per i più importanti circoli di canottaggio del mondo – lo storico Cantiere Orlando, specializzato in navi per la Marina militare, mutuò abilità ed arte.
Della storia del Tashkent e delle peculiarità della vicenda ha parlato poi Francesco Ruffini, presidente onorario del Club: in quegli anni vigeva neutralità fra l’Unione Sovietica e l’Italia e la prima emise un bando di gara per la costruzione di questo incrociatore che fu appunto vinto dal Cantiere Orlando.
[hidepost]Varato nel 1937, impressionò per le soluzioni tecniche adottate in carena e per la velocità, capacità questa richiesta sopra ogni cosa dalla Marina sovietica, tanto che raggiunse, in prova e senza artiglieria, addirittura i 45 nodi. L’incrociatore, di cui oggi possiamo ammirare un modello ai Cantieri Benetti, ebbe però vita breve e dopo essere giunto ad Odessa nel ‘39 fu colpito e affondato nel ’42 dai bombardieri Stukas durante l’assedio tedesco di Sebastopoli.
Al tavolo dei relatori sul libro di Campanella anche l’ammiraglio Maurizio Ertreo, comandante dell’Accademia Navale di Livorno che ha preso spunto dalle caratteristiche della Tashkent, definendola come una eccellenza del pensiero navale italiano, per parlare delle diverse esigenze delle flotte della marina militare di oggi e di quella di domani. Sicuramente la velocità, con i problemi che comporta come la poca stabilità nel lancio dei missili e l’enorme consumo di carburante, non è più fondamentale come un tempo grazie ad altri sistemi evoluti di ricognizione; ma soprattutto la complessità dei nuovi programmi navali che devono rispondere alle attuali esigenze come quella di offrire assistenza umanitaria, fronteggiare la pirateria e le calamità naturali richiedono, per la costruzione del naviglio, gestazioni di circa venti anni. Il risultato porta quindi a navi costose, pensate per un utilizzo trentennale che devono avere margine di crescita e flessibilità. Oggi alcune di queste, mostrate dall’ammiraglio attraverso slides, come i pattugliatori anfibi multiruolo, hanno anche capacità di imbarcare container ed ospedali modulari, altre sono per supporto logistico, altre ancora per supporto subacqueo. Tutte navi comunque multiruolo, per utilizzo militare e civile. Da alcuni anni inoltre la Marina Militare italiana, prima in Europa, sta puntando, anche con accordi con quella americana, sull’uso navale del GNL per ridurre la dipendenza dal petrolio per ragioni di natura strategica oltreché ambientale. Le funzioni della Marina Militare sono oggi, al di là delle sue proprie di difesa, estese alla perlustrazione antimine nei canali di ingresso dei porti, gestione dei fari, tutela dell’ambiente, ricerca di nuovi siti archeologici, collaborazione con le Onlus per le finalità umanitarie al centro delle cronace recenti con importanti risultati già acquisiti.

Nella foto: (da sinistra) Antonio Fulvi, Maria Gloria Giani e Renato Ferraro.

La presentazione del secondo libro, quello dell’ammiraglio Renato Ferraro di Silvi e Castiglione, ex ispettore capo delle Capitanerie di porto, intitolato “Romanzetto di amori, di mari e di battaglie”, è stata condotta dal nostro direttore Antonio Fulvi. Il libro, già da lui recensito sulle nostre colonne, è ambientato nell’Italia meridionale del IX secolo e, seppur scritto con vena ironica e pungente, è un vero compendio di cultura partenopea, ricco di riferimenti storici e navali. Un libro che induce il lettore a meditare su quanto le antiche storie che vi sono narrate siano ancora attuali.
La serata è poi proseguita con la parte conviviale e con un arrivederci ai primi di ottobre per riprendere le attività del Club con un convegno sulla portualità.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
27 Giugno 2015

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