Visita il sito web
Tempo per la lettura: 4 minuti

Perché il Vespucci come retroporto

Le principali problematiche che potrà risolvere il complesso di Guasticce con la crescita dei traffici del porto di Livorno

Angelo Roma

LIVORNO – Sulle strategie per l’interporto e le relazioni con il porto abbiamo intervistato il comandante Angelo Roma, esperto sulle tematiche relative.

Comandante Roma, il recente rinnovo del consiglio d’amministrazione del Vespucci è sembrato un pasticcio, con candidati proposti e poi ritirati e il presidente uscente preoccupato che la “mission” di retroporto sia tradita. Qual è la sua opinione?
“Mi auguro che Federico si sbagli, perché sarebbe davvero un grave errore, in senso portuale, che la mission sia tradita. Dal 1997 al 2000, sono stato membro del CdA del Vespucci per conto dei Comuni, ed allora sì, era “tutto” da costruire, ma ora che s’é capito che quello è un retroporto, o come dice meglio Gianluigi Aponte, un “dryport”, deve essere un “must” andare avanti in questo senso.
[hidepost]Le movimentazioni in porto, alla fine dell’anno, raggiungeranno quota 750/780 mila teus, e qualcuno parla di chiudere questo polmone, sarebbe folle! Lo sanno o no, che la capacità massima del nostro porto, finché non sarà pronta la Darsena Europa, è intorno al milione e centomila teus, quindi cosa faremo nel 2019/2020, quando si pensa, raggiungeremo l’estrema capacità?”
Alla base delle indicazioni (poi in parte rientrate) dei principali soci della Spa, sembra esserci la necessità di ridurre il debito con le banche, mentre è evidente che il retroporto Vespucci richiede altri investimenti. Come giudica il ruolo della Regione?
Il ruolo della Regione è fondamentale: prima di tutto, è il secondo azionista dopo l’MPS. E’ sempre stato, poi, il regista del Vespucci, ed anche ora, sono convinto, si assumerà questa grande responsabilità. D’altronde, come Lei ha giustamente scritto nell’ultimo numero de La Gazzetta Marittima: così come la Spezia si è intelligentemente decentrata da anni sul Magra, Livorno non ha altro che decentrarsi sul Vespucci, al fine di lavorare, da un punto di vista operativo, in modo ottimale. Sono comunque convinto che, allo stato, per risolvere alcuni importanti problemi del Vespucci, una soluzione potrebbe essere quella che l’Autorità Portuale comprasse una buona parte delle quote del Monte dei Paschi di Siena.
Si è molto parlato dell’importanza dello “scavalco” ferroviario, indispensabile per il raccordo porto-interporto. Ma se sarà operativo solo tra (almeno) due anni, che si può fare nel frattempo?
“Prima di tutto, cercare d’accelerare al massimo tutte le operazioni, sia amministrative sia di costruzione, necessarie per ottenere lo scavalco il più presto possibile. Andare avanti, poi, com’è stato fatto sino ad ora: NO FERROVIA, NO CARRI”.
Tra le ipotesi per sopperire ai problemi di un dragaggio a -18 della piattaforma Europa c’è una pipe-line per pompare le sabbie pulite al Vespucci, dove sarebbero lavorate. E’ realistica?
“Premesso che se ci fossimo fermati a -16, tutto il materiale dragato sarebbe stato riutilizzato; con il -18 avremo all’incirca tre milioni di mc in più di pose di dragaggio. Esiste uno studio/progetto a questo proposito, che consiste in:
– Un collegamento via pipeline di otto chilometri, tra la sponda est della Darsena Toscana ed il retroporto;
– Un impianto di trattamento dei sedimenti, dimensionato rispetto alle esigenze future di dragaggio, che separerà il solido dall’acqua (per ogni mc di solido, ce ne sono cinque di acqua), ed alla fine si produrrà materiale da riempimento.
Tengo molto a precisare, che il progetto, inoltre, potrà essere sviluppato congiuntamente a quello riguardante la gestione delle acque industriali e potabili, che prevede, tra altro, la sostituzione e lo spostamento del depuratore del Rivellino, per il quale è già stata contattata la BEI, che ha dato ampia disponibilità al finanziamento”.
Lei ha più volte sostenuto la necessità di dragare ulteriormente la bocca sud dell’avamporto di almeno altri 400 mila mc per migliorare l’accesso alle grandi navi. Però nel frattempo non partono i lavori dei tubi ENI nella strettoia del Marzocco e si parla di altri anni di ritardi. Allora serve dragare la bocca sud che nel frattempo potrà di nuovo insabbiarsi?
“Nel corso degli ultimi anni, qualcuno addirittura ha detto che la bocca sud è un mio “pallino”. Certo che serve, e proprio per quello che lei esprime nella domanda: non partono i lavori! Grazie alla grande abilità dei nostri piloti del porto, certi problemi sembrano non esistere. Prendiamo, ad esempio, l’ultimo avviso di gara dell’autorità portuale di Livorno, quello del 30 giugno scorso. Si parla di esecuzione di lavori di dragaggio della Darsena Toscana e del Bacino di Evoluzione: mi chiedo, riusciamo a capire quali grandi vantaggi porterebbero? Con i nuovi dragaggi (circa 700.000 mc) tutta la Darsena Toscana ed il bacino saranno portati a -13 metri. Il bacino d’evoluzione sarà più ampio, e di conseguenza dovrebbero essere fissati i nuovi pescaggi. Che cosa voglio dire? Se si elimina la strettoia e si draga canale e bacino, a quel punto, col N.O. della locale Capitaneria, non ci dovrebbero essere più ostacoli ad un -12. Come cultore della materia mi sentirei di dire, che potrebbero entrare navi con queste dimensioni: 326X42,8 (a buon intenditor poche parole)”.
I trasbordi dei Teu sono diventati importanti per la Darsena Toscana, nel TDT e anche da Lorenzini. Ma questo richiede spazi retro-banchina che cominciano a scarseggiare. L’utilizzo del Vespucci può essere una soluzione? E in che modo, sul piano pratico, visto che sarebbe comunque una costosa rottura di carico?
“Il 26% del nostro traffico containers, allo stato, è di trasbordo. Immagino che possa arrivare, in un prossimo futuro, anche al 30%. Parlo del TDT, poiché lo conosco meglio:
Unico in Italia, accetta unità in export anche per la nave successiva a quella schedulata prima. Primo asset vincente: permette all’armatore di acquisire più carico.
“Una volta scaricati i trasbordi (di solito caricati non per porto di destinazione finale), compie un enorme lavoro di stivaggio a terra, dividendoli per peso e porto. Altro asset vincente: permette all’armatore (all’imbarco) di caricare la nave molto velocemente.
È facile capire, che riuscire a realizzare a quanto riportato ai punti 1) e 2), lo spazio è di vitale importanza. Secondo me, con l’aumentare del traffico, l’unica soluzione che vedo, è il Vespucci. Certo aumenteranno i costi di trasporto, ma francamente non vedo altra soluzione fino alla possibilità di poter stivare sulle due vasche di colmata … ma questa è un’altra storia”.

[/hidepost]

Pubblicato il
29 Luglio 2015

Potrebbe interessarti

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora