Sulla riforma le commissioni fuori tema?
ROMA – Se da una parte si continua a sostenere che la riforma dei porti è ormai a un passo dall’emanazione, dall’altro il confronto sembra più che aperto – anzi, apertissimo, per non dire conflittuale – tra il testo che è stato redatto dai “saggi” del governo e le commissioni parlamentari.
[hidepost]Della serie: quanto contano, e specialmente quanto saranno ascoltate, le commissioni? Se dobbiamo prendere come riferimento le “raccomandazioni” con cui la IX commissione Trasporti della Camera ha dato a suo tempo l’OK alla proposta del governo, non andremmo lontano, perché una parte delle cosiddette raccomandazioni sembra andare in direzione diversa da quello che il governo sostiene. Qualche esempio?
“Con riferimento alla riforma della governance delle Autorità portuali – raccomanda la commissione – si individui un appropriato equilibrio tra le esigenze di razionalizzazione e di coordinamento e l’esigenza di conservare il forte raccordo dei porti con il territorio”. Ma non dovrebbe essere tutto accentrato a Roma, tagliando fuori gli enti locali?
E poi, si raccomanda ancora più chiaramente. “Fermo restando l’indirizzo di rafforzare il coordinamento nazionale, è necessario, in fase di attuazione del Piano, un confronto ampio e costruttivo con le regioni e gli enti locali anche in ragione della competenza legislativa concorrente in materia di porti; in particolare, riguardo alle modalità con cui saranno definite le misure legislative di riorganizzazione delle Autorità portuali e di revisione della legge n. 84 del 1994, sia assicurato il coinvolgimento, da un lato, delle regioni e degli enti locali, come espressamente stabilisce il criterio di delega introdotto nel disegno di legge di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, definitivamente approvato, dall’altro, delle Commissioni parlamentari competenti in materia di trasporti”.
Si è messa anche una zeppa sulle nomine dei presidenti e dei segretari, tagliando le gambe a eventuali riconferme di quelli che hanno già fatto due mandati (indipendentemente dal fatto che siano stati bravi o no). Raccomanda la commissione: “Si ritiene opportuno il mantenimento del limite dei due mandati per il presidente e per il direttore dell’Autorità portuale, comprensivi dei mandati già svolti, rispettivamente, come Presidente o come Segretario generale”.
Qualcuno sostiene che le commissioni parlamentari esistono più che altro per far sfogare i portatori di interessi locali e localizzati, tanto poi il governo fa come vuole: specie in tempi di decisionismo renziano (o pseudo-decisionismo, come ironizzano i suoi critici). Sarà. Ma il tutto non depone né per la chiarezza né tantomeno per presentarci un percorso facile e veloce in parlamento. Salvo errori (nostri, ovviamente) ed omissioni (della politica).
Antonio Fulvi
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