Ora a Napoli doppia incognita sul commissario
NAPOLI – Tanta, tantissima carne al fuoco, per usare un eufemismo, nel porto partenopeo. C’è la grana della ventilata revoca della concessione a Conateco, che è stata rinviata a una ulteriore analisi del comitato portuale per mercoledì prossimo 7 ottobre. Poi l’Authority ha in corso la procedura di liquidazione di Logica, una delle società partecipate sulla quale ha deciso di finirla.
[hidepost]Ma il punto più delicato, anche per le implicazioni nella “governance” del porto, riguarda la carica di commissario dell’Authority. L’attuale titolare, l’ammiraglio Antonio Basile, scade il 31 ottobre prossimo e nel frattempo è stato già sostituito nel comando della direzione marittima della Campania e della locale Capitaneria dal contrammiraglio Arturo Faraone, proveniente da Livorno. E’ in corso un dibattito, allargato alla sfera politica e alle istituzioni napoletane, sulla possibilità che il ministro Delrio confermi l’ammiraglio Basile come commissario del porto, in attesa dello sblocco della riforma dei porti (e del previsto accorpamento delle Authority di Napoli e Salerno). In alternativa, visto che Basile è destinato a Roma al comando generale, il ministro potrebbe fare la scelta istituzionale più consueta, nominando Faraone commissario del porto. Una scelta che tuttavia il recente comitato portuale sembra considerare solo come seconda ipotesi, preferendo la conferma di Basile, che secondo gli operatori è ben più addentro ai problemi partenopei. Ma i giochi, come si sa, si fanno ormai in particolare a Roma.
Il problema di Napoli, comune peraltro ad altri porti italiani, è che da troppo tempo ormai l’Authority è retta da un commissario. E per quanto si continui a sostenere che la riforma è ormai sullo scalo – si parla di scorporo dalla più generale riforma Madia della pubblica amministrazione per far prima – non sembra probabile che si possano avere gli assetti definitivi della “governance” prima della fine dell’anno o anche peggio. E senza assetti definitivi, tante scelte alla fine slittano, perché è difficile accettare il principio che il futuro di un porto sia firmato da un commissario, per sua stessa definizione temporaneo, specie quando non c’è stata continuità con un precedente mandato da presidente. Insomma, si naviga a vista o quasi, aspettando Godot…
Antonio Fulvi
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