Capitanerie di porto e riforma Madia opportunità (e rischi) per ottimizzare

Dai 150 anni di vita del Corpo alle prospettive di una riorganizzazione delle funzioni dello Stato sul mare – L’equivoco delle “duplicazioni” e l’utilizzazione dei mezzi navali per una “funzione navale” che abbraccia anche l’Ambiente e la sicurezza

Marco Brusco

ROMA – Capitanerie di porto e Guardia Costiera: mai come in questi tempi se n’è parlato, e non solo per il 150° anniversario del Corpo. I tentativi, attraverso la “spending review” di tirare qualche siluro al corpo sembrano sventati. Ma in vista del cambio della guardia al vertice, le opinioni di chi ha vissuto e continua a vivere il settore possono essere di aiuto, specie se dotate di spirito critico e acutezza di analisi.
E’ il caso dell’ammiraglio ispettore capo (R) Marco Brusco. Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto dall’ottobre del 2010 al febbraio del 2012, incarico di vertice con il quale ha concluso una brillante carriera da ufficiale del Corpo, ha rivestito numerosi incarichi di comando di importanti porti italiani (Viareggio, La Spezia, Livorno e Genova).
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