E a Livorno lo “scavalco” in tempi biblici
ROMA – Programmi di grandi infrastrutture, ripensamenti o frenate: le amarezze del presidente Di Marco di Ravenna non sono Rara Avis, anzi stanno in buona compagnia.
[hidepost]Eppure è stata presa come una buona notizia dai quotidiani locali l’urgente “scavalco ferroviario” tra il porto di Livorno e l’interporto-retroporto di Guasticce emersa nella riunione di martedì al ministero dello sviluppo economico sull’accordo di programma per il rilancio competitivo dell’area costiera toscana.
Qual è la notizia? La parte del bicchiere mezzo pieno è che l’importante opera è finalmente finanziata: 9 milioni e 250 mila euro dalla Regione Toscana (come da tempo garantito) e 2,5 milioni per ciascuno dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti e da Rete Ferroviaria Italiana. Ma c’è anche il bicchiere mezzo vuoto, che preoccupa chi conosce bene le esigenze di tempi veloci per le infrastrutture portuali e retroportuali: ovvero RFI, che ha competenza nello “scavalco”, ritiene di poter completare l’opera entro la fine del 2018, cioè tra più di tre anni. Perché questi tempi biblici? Perché continua a imperare una burocrazia perversa e lentissima: è stata completata la valutazione di impatto ambientale (Via) ma il progetto preliminare della tratta ferroviaria, predisposto dalla Regione, deve adesso essere seguito dal progetto definitivo, che la Regione stessa è costretta a mettere a gara. Una volta assegnata la gara della progettazione sarà RFI a fare i lavori, salvo ricorsi o altre cento trappole burocratiche.
Quando si pensa che a Tangeri hanno fatto un porto containers dal nulla in due anni e il canale di Suez è stato raddoppiato in una sua tratta importante ancora in meno tempo, non viene da mettersi a piangere?
A.F.
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