Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti

Dalle bombe al boom, 1943-1945 la storia di una città che non si arrese

La ricostruzione del tessuto industriale e urbano dalle fotografie del dopoguerra ai documenti dei “danni di guerra”

Sergio Costalli

LIVORNO – La memoria storica che tanti giovani – ma non solo loro – hanno bisogno di rinfrescare. Così la mostra fotografica e di documenti che la Camera di Commercio labronica ha allestito grazie a immagini dei propri archivi e di tanti altri enti e cittadini: comprese le lettere, gli appelli e gli inviti legati alle richieste dei “danni di guerra” dopo il 1945. La rassegna rimane aperta tutti i giorni – dal lunedì al venerdì – la mattina fino al 1 dicembre . Ed è davvero interessante, oltre che sconvolgente, farci un salto.
Il titolo della rassegna è: “Tra le bombe e il boom”: ovvero la storia fotografica di una città martoriata dalla guerra tra la fine della guerra stessa e l’inizio della ripresa, ovvero tra il 1943 e il 1953.
[hidepost]E il presidente della Camera di Commercio Sergio Costalli ne ha approfittato per un messaggio di stringente attualità: ovvero, se in quei dieci anni Livorno seppe uscire dalle macerie dei suoi palazzi e delle sue fabbriche, sarà capace oggi di ripartire – ha detto Costalli – dopo le macerie non materiali ma altrettanto distruttive di una crisi mondiale che sta generando anche il mostro del terrorismo islamico?w
Concludendo gli interventi di inaugurazione della mostra tenuti da due giovani studiosi, Filippo Lenzi della cooperativa Microstoria – curatore della rassegna – e Gianluca Della Maggiore di Istoreco Livorno, Costalli ha ricordato che la mostra è rivolta ai giovani e meno giovani che hanno hanno memoria diretta di come era stata ridotta la città dalla guerra: il 90 per cento del centro urbano e del porto rasi al suolo, quello che non avevano fatto i bombardamenti a tappeto “alleati” lo fecero i tedeschi in ritirata minando e facendo saltare in aria. Ma è rivolta, come messaggio sublimale, anche e specialmente a coloro che oggi si trovano davanti a una crisi di fiducia e di valori sulla società, in parte messi in ginocchio dalla crisi che ha colpito profondamente il tessuto produttivo e sociale, in parte sfiduciati dal drammatico scontro di civiltà che si sta consumando tra attentati e massacri d’innocenti.
Sul ruolo della Camera di Commercio di allora il presidente ha ricordato che è stata tra le istituzioni artefici del boom economico dopo il 1955, quando dalle macerie materiali seppe emergere una nuova imprenditoria che guardava con fiducia al futuro, che sapeva sacrificarsi nel quotidiano per traguardare obiettivi di un futuro migliore per se e per i propri figli. Nelle foto riappaiono dalla memoria lontana il primo presidente camerale Gino Graziani e Dino Lugetti, esponente di spicco della Dc di allora, poi presidente della Cassa di Risparmi di Livorno e parente di quel Fortunato Marinari che fu tra i ricostruttori del centro urbani, con l’intero isolato de La Gran Guardia e il suo grande teatro.
Oggi abbiamo bisogno di riprendere a credere nel futuro – ha detto ancora con passione Costalli – ritrovando non solo la forza ma anche la fiducia che i nostri padri hanno avuto come stimolo per ricostruire e rilanciare. In questo la Camera di Commercio d’oggi, per quanto anch’essa duramente colpita nelle sue potenzialità economiche della riforma in atto, rivendica con orgoglio l’impegno rivolto a chi, specie giovane, vuole fare impresa: con percorsi formativi, con sostegno alle start-up, con contributi anche finanziari ed operativi. Perché nell’attuale realtà di tante macerie non immateriali – ha sottolineato Costalli – il peggio sarebbe perdere la fiducia e la voglia di ricostruire. I “dieci anni di coraggio” sottolineati dalla mostra – dal 1943 al 1953 – devono essere in sostanza un impegno di oggi per l’immediato domani.

[/hidepost]

Pubblicato il
25 Novembre 2015

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio