Cassandra e la durata della concessione
LIVORNO – Dunque il governatore della Toscana (Pd) ha detto testualmente di aver “fiducia nella città”. E il primo cittadino (5 Stelle) ha detto che il progetto Piattaforma Europa è un’operazione importante, su cui occorre lavorare insieme malgrado le ancora esistenti “perplessità” di dettaglio.
[hidepost]Da parte loro il commissario dell’Authority e il suo segretario generale hanno battuto la grancassa sui primati: il più grande progetto nazionale in project-financing, i tempi più veloci per arrivare alla gara, l’unicità di Livorno grazie agli ormai prossimi collegamenti ferroviari cargo, il retroporto “Vespucci” collegato anche dal corridoio doganale, la flessibilità sui fondali lasciata a chi vincerà la gara (da 16 a 20 metri, con canale esterno a 22). Sulla parte pubblica dei finanziamenti, torna la certezza sui 50 milioni dello Stato, la Regione e l’Authority ce ne garantiscono altri 300/350 insieme, dunque per avere la prima fase della piattaforma e le opere funzionali ne mancano “solo” altri 350/400 che vengono chiesti ai privati in cambio di una concessione di 50 anni, il massimo che la legge oggi concede.
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E qui, come direbbe il vecchio proverbio, rischia di cascare l’asino. Non vorrei fare la parte della Cassandra, in un momento di grande e impegnato generale ottimismo. Ma tra il pubblico che venerdì assisteva alla orgogliosa presentazione del bando di gara, ho colto un’osservazione – e non certo di qualche peones – secondo la quale i 50 anni della concessione non saranno 50 ma al massimo 44, perché la stessa decorre dal momento in cui cominciano i lavori. E comunque, sia 44 che 50 anni sono pochi per ammortare l’impegno di un investimento privato che non ha eguali nella recente storia portuale italiana. Ho sentito ricordare che sono state date concessioni di 50 anni (veri) per investimenti privati inferiori a un terzo rispetto a quello richiesto a Livorno. Dunque: o cala la richiesta del finanziamento privato, o chi è interessato chiederà garanzie su una concessione più lunga.
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Sempre non volendo fare la Cassandra, mi chiedo quale delle due opzioni sia praticabile. Difficile che lo sia la prima: lo Stato, la Regione, l’Autorità portuale stanno raschiando il fondo del barile, sarà grasso che cola se davvero riusciranno a mettere insieme i 350/400 milioni. Rimane l’allungamento della concessione. E qui oggi ci sono più speranze perché nella riforma della portualità e nella pianificazione della nuova logistica c’è un passaggio che consente di calibrare la lunghezza delle concessioni proprio alla quantità e qualità degli investimenti. Che dire? Che è questione di tempi: se la gara si dovesse chiudere prima del varo della riforma sulla concessione, sarebbe un ostacolo in più. In caso contrario, vento in poppa. O almeno, noi speriamo che ce la caviamo.
Antonio Fulvi
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