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Obbligo IMO di peso dei containers porti a rischio per la norma italiana

Assiterminal sta predisponendo una circolare ma già gli esportatori sono allarmati e temono un blocco dei flussi – Il problema delle pese e dei costi aggiunti

ROMA – La definizione, fuori dai denti e fuori dal linguaggio formale, la dice lunga sulle nuove normative che dal 1º luglio riguarderanno la pesa certificata dei contenitori. “E’ un enorme pasticcio”. E lo è – si sottolinea in Assiterminal – in particolare per i terminal italiani, perché in quelli inglesi e danesi la norma verrà applicata con tolleranze nettamente superiori. Contro i 20 kg di tolleranza ammessi dalla normativa italiana che recepisce la Solas dell’IMO in Gran Bretagna, in Danimarca (e forse anche in Germania dove si sta elaborando il regolamento nazionale) le tolleranze variano da 500 a 1000 kg.
[hidepost]Il punto focale è che dal 1º luglio i terminal portuali non potranno accettare che contenitori accompagnati da un certificato di peso: che registri il peso reale, e non quello fino ad oggi considerato standard. L’IMO è intervenuto imponendo la certificazione del peso perché i recenti sinistri sulle più grandi portacontainers (se ne sono spezzate un paio in condizioni meteo avverse) sono stati attribuiti a un eccesso di peso dei contenitori rispetto agli standard. C’è molto da discutere sulla norma, considerata eccessivamente allarmistica: e specie sull’applicazione all’italiana, con le minime tolleranze davvero punitive.
Assiterminal, dice il suo presidente Marco Conforti, però deve occuparsene. E sta per inviare ai terminalisti – che a loro volta li invieranno ai clienti caricatori – una circolare in cui richiede la certificazione del peso di ogni singolo contenitore: sottolineando che dal 1º luglio non saranno accettati nei terminal contenitori senza il suddetto certificato. Rimane il non piccolo problema di come e dove ottenere il certificato. I terminal rifiutano di svolgere loro il servizio, perché vorrebbe dire dotarsi di dozzine di pese e rallentare le operazioni in modo insostenibile. E ogni pesatura rappresenta anche un costo, che i terminal ovviamente non intendono sostenere.
Come pesare, allora? Il dibattito è aperto, anche perché sembra che l’applicazione italiana della norma sia restrittiva anche sulle tipologie di pesa. Non consentirebbe l’uso di pese “dinamiche”, ovvero applicate alle gru, ma richiederebbe solo pese “al raso” che sono rare sui porti e anche altrove. Considerando la massa dei contenitori che i porti italiani movimentano in export – poco più di 2,5 milioni all’anno – siamo di fronte al rischio di un pesantissimo rallentamento dei flussi. O addirittura di un blocco dei porti, nella peggiore delle ipotesi.

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Pubblicato il
9 Marzo 2016

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