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Emendamenti alla riforma vertice in Comune a Genova

Le tante proposte del cluster marittimo e l’esigenza di tempi rapidi – Demolizioni: l’alternativa Piombino

Nella foto: (da sinistra) Ignazio Messina, Alberto Amico, Marco Bisagno, Antonio Benvenuti, Gilberto Danesi, Gian Enzo Duci, Massimo Giacchetta e Alessandro Pitto.

GENOVA – In previsione dell’attuazione di una riforma che prevede maggiore partecipazione della municipalità nella governance dei porti il Comune di Genova, fra i primi, ha cercato un confronto con istituzioni ed operatori per analizzare le criticità ed individuare il corretto percorso verso lo sviluppo della sua economia del mare. La riunione si è svolta la scorsa settimana nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi proprio mentre a Roma, in vista della Conferenza Stato Regioni – che si terrà domani 24 marzo – si discutevano i vari emendamenti presentati da queste ultime fra i quali l’introduzione di una flessibilità nel perimetro di accorpamento dei porti, la richiesta di un periodo di interregno fra l’attuale sistema di governance e quello futuro, la previsione di transizioni facilitate nei porti che hanno un PRP già approvato ed in fase di implementazione, la managerializzazione delle Autorità per avvicinarle ai modelli nord europei ed altri ancora.
[hidepost]Il nostro intento – ha detto l’assessore allo Sviluppo Emanuele Piazza – è quello di ricostituire un expertise e creare una divisione nel Comune che si occupi di questo settore per contribuire affinché la città porto, di concerto con i suoi operatori, sia effettivamente la leva dell’economia della macro aerea nord ovest del paese. Dopo le introduzioni del primo cittadino Marco Doria e dell’ammiraglio Giovanni Pettorino, sostanzialmente ottimiste su riforma e possibilità conseguenti, le considerazioni che sono seguite, soprattutto nel primo panel sullo sviluppo del settore marittimo portuale, hanno invece evidenziato molte perplessità, innanzi tutto sui rischi dell’esclusione degli operatori dai futuri comitati delle Autorità. Ignazio Messina sulla validità di questa scelta ha manifestato dubbi ma anche fornito molti spunti per chi dovrà assumersi questo onere partendo dalla necessità di giungere alla realizzazione delle opere previste dai PRP prima di idearne altre, ricordando che a Genova l’ultima realizzata, ed in modo ridotto rispetto al progetto originale, è quella del VTE progettata nel 1960 mentre quelle del PRP del ’98 che prevedono i riempimenti di Calata Bettolo e di Ronco-Canepa non sono ancora completate; un risultato impietoso se paragonato all’esempio di Mombasa portato dall’armatore, dove in poco più di due anni è stato progettato e realizzato un terminal di 250 mila metri quadrati partendo da una spiaggia in un porto canale. Ha invitato a prendere esempio da comportamenti più manageriali di porti esteri che contattano i clienti per offrire loro tariffe e trattamenti ad hoc e a porre attenzione agli aumenti tariffari dei terminal che dovrebbero essere conseguenti di una più alta qualità dei servizi offerti – a questo punto ben visti dagli armatori perché in grado di tradursi in aumento di traffici e quindi in un circolo virtuoso che porta ricchezza – e non dai ribaltamenti sui terminal di imposte ICI ed IMU come invece avviene. A fronte del ritardo nella realizzazione delle infrastrutture che potrebbero sviluppare i traffici del VTE con il nord Europa si assiste alla velocità di realizzazione di quelle della Svizzera che con le due gallerie San Gottardo e Monte Ceneri, quasi completata, fa sì che siano i porti del nord Europa a prendersi i contenitori nella pianura padana. Argomentazioni ampliate da Gilberto Danesi, ad del Voltri Terminal Europa, una realtà che grazie allo sviluppo di un modello di lavoro positivo tiene il mercato e continua a fare pesanti investimenti per lavorare navi sempre più grandi, ma soffre da venticinque anni la mancata realizzazione del 2° binario; un ritardo, questo, dovuto – secondo l’amministratore delegato e vice presidente di Assiterminal – alla “non abilità di agire” delle classi dirigenti che si sono succedute. Uno sfogo ed un annuncio su questo punto anche da parte di Marco Bisagno, presidente della holding GIN (San Giorgio e Cantiere Mariotti – riparazioni e costruzioni navali) e vice presidente di Confindustria Genova, che ha richiamato l’urgenza di un assetto dell’Autorità portuale che possa al più presto poter decidere su questioni importanti. Bisagno è partito dall’informare che nel 2015 nessuna grande nave passeggeri è riuscita ad entrare nei bacini del porto di Genova ed ha annunciato che nel suo gruppo aleggia qualcosa di più che una possibilità di spostare attività a Piombino. Già nel 2014 l’urgenza di maggiori spazi aveva portato il Gruppo ad interessarsi all’adeguamento di un bacino, incluso nel progetto Blueprint, ma i ritardi lo avevano costretto poi a spostare il lavoro nel porto di Marsiglia, ed ora si pensa a Piombino: “Nel porto toscano sono stati costruiti 200mila metri quadrati di area in due anni e mezzo e questo significa che qualcuno ha battuto i pugni sul tavolo ed è riuscito a realizzare quello che voleva, cosa che qui non sono riusciti a fare” ha detto Bisagno, che a margine della conferenza ci ha spiegato che Piombino al momento è pensato per il completamento – e non come alternativa – alle azioni di demolizione e costruzione di grande carpenteria che non possono più essere svolte a Genova. La manifestazione di interesse era già stata presentata dal Gruppo lo scorso anno ed ora si parla concretamente di una concessione; in questa fase si stanno discutendo alcuni punti e, se tutto andrà a buon fine, in pochi mesi (così come successo lo scorso anno a Marsiglia dove ora il Gruppo ha sviluppato la cantieristica ed occupa un centinaio di persone) realizzerà la struttura e potrà lavorare anche alla realizzazione di una prima commessa per poi decidere di intensificare il lavoro nel porto toscano.
Nelle ipotesi sui tempi di attuazione della riforma si è paventato uno slittamento verso ottobre-novembre se non addirittura al prossimo gennaio. Gli operatori genovesi invece hanno urgenza di una presidenza forte ed autorevole per restare competitivi e contribuire allo sviluppo dell’economia di un porto che è polmone di una macro aerea industriale.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
23 Marzo 2016

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