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Offshore Venezia “niet” da Roma ma Costa insiste

ROMA – Nel paese del diritto, ma specialmente del rovescio, la certezza sembra un’Araba Fenice. Ovvero: scelte definitive richiedono tempi storici, malgrado quelli dell’economia vadano alla velocità della luce o quasi.
[hidepost]E’ il caso del progettato porto offshore di Venezia, su cui da anni si batte con ammirevole impegno il presidente dell’Authority senatore Costa. Adesso, si apprende (FAQ Trieste) che l’assemblea generale del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici ha rinviato al mittente il progetto preliminare con “avviso non favorevole”. Il quotidiano locale ha sbrigativamente titolato “Venezia, bocciato il progetto del porto d’altura”. In risposta, il presidente Costa ha subito precisato, in tono piccato, che si tratta di “parere consultivo”: e che l’Authority anzi spera di avere quanto prima l’approvazione del CIPE per la parte pubblica del finanziamento (costerebbe in tutto 2,1 miliardi di euro).
Non vogliamo né ci compete entrare nel merito delle osservazioni critiche espresse sul progetto della grande piattaforma offshore per le mega-full-containers. E’ sufficiente per capire il lungo elenco che il CSLLPP (consiglio superiore Lavoro Pubblici) ha redatto: collegamenti ferroviari e stradali critici, investitori pubblici non definiti e almeno 1 miliardo di euro a carico dello Stato, tempi incerti, studi geotecnici generici, scarsa considerazione del moto ondoso.
Più che le osservazioni tecniche, interessa capire se il massimo organo tecnico dei Lavori Pubblici abbia voluto o meno entrare nella strategie di fondo che guida Venezia: quella di un “sistema” per le grandi navi portacontenitori (da 450 metri di lunghezza e 16 metri di pescaggio) tra Venezia, Chioggia, Porto Levante ed eventualmente il porto-canale di Ravenna) quando a pochi chilometri esiste il porto di Trieste che ha fondali naturali fino a 18 metri, terminal già attrezzati, collegamenti terresti in forte crescita e una antica tradizione di scalo internazionale per il centro-oriente dell’Europa. Forse ha ragione Costa: non c’è ancora certezza, e tocca al CIPE dire se il Paese sarà in grado di finanziare questa nuova mega-opera portuale che in tanti (e non solo triestini) giudicano un assurdo. Aspettiamo: in tempi di scelte ultraveloci imposte dal mercato, è amaro che non ci resti altro da fare.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
26 Marzo 2016

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