Dragaggi a Livorno, è solo un primo passo: porte vinciane e tubi Eni, tempi ancora lunghi
Per il passaggio dallo Scolmatore alla Darsena Toscana rimangono adempimenti burocratici da risolvere – E la strettoia del Marzocco sarà allargata solo tra due anni
FIRENZE – La Darsena Toscana, oggi unico porto-container dello scalo labronico, è tutta a -13 metri di profondità. E a breve comincerà il dragaggio della bocca sud del porto, anch’essa ad almeno -13, per favorire l’ingresso e l’uscita della fullcontainers medio-grandi. Si attende adesso l’ordinanza della Capitaneria di porto che darà disposizioni per l’accesso delle navi più grandi – o più cariche – essendo stato guadagnato almeno un metro di fondale. Bella notizia: che guardando il progetto riportato qui a fianco, per il grande obiettivo della Piattaforma Europa, sembra quasi un dettaglio minimalista, ma è invece una (moderata) garanzia di quello che è indispensabile per il porto per almeno i prossimi dieci anni; fino a quando la Piattaforma non diventerà – come tutti sperano – una realtà operativa.
[hidepost]Peccato che se ne parli poco: con troppi ambienti impegnati nei vari gossip relativi alle cariche, alle poltrone, alla guerriglia sui ro/ro tra i due armatori che si stanno scannando con le relative truppe cammellate a supporto, ai sofismi in vista della Riforma su chi è bravo, chi è ancora più bravo, chi ha troppe cariche e chi le vorrebbe avere. In compenso sta per concludersi la consultazione diretta da Sophie Guillain sulla Piattaforma Europa e la stazione crociere: con l’evento finale il 14 e con la diffusa sensazione che la partecipazione sia stata scarsa, di scarsa incisività e che i 130 mila euro spesi forse avrebbero potuto essere impiegati meglio.
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Ci sono, per fortuna, altre notizie moderatamente positive per l’immediato del porto container livornese. La giunta regionale toscana ha approvato il passaggio della gestione delle “porte vinciane” del Calambrone all’Autorità portuale, con una specie di regolamento che stabilisce la loro chiusura prioritaria, con le aperture programmate “solo su richiesta” da parte del traffico per la Darsena di Pisa attraverso i Navicelli. E’ un passo avanti, ma purtroppo i tempi rimangono quelli della burocrazia. Perché l’Autorità portuale non ha certo personale adatto a sovrintendere alla manovra delle “porte vinciane” e quindi dovrà incaricare una ditta – da trovare – per le operazioni. Ce la faranno i nostri eroi, in tante altre faccende affaccendati, a farlo in tempi rapidi? Non si tratta di giochetti. Secondo i piloti del porto, la normale erosione dovuta al movimento delle navi e in più l’apporto delle disgraziate “porte vinciane” hanno già ridotto in un anno il pescaggio della banchina nord del molo Italia dai -13 di fine dei lavori ad almeno -11 (e forse peggio). Lo stesso sta avvenendo per il canale di accesso dalla bocca sud del porto, specie per l’apporto di sabbia dalla bocca nord – che è da tempo semibloccata – il che richiederebbe che il dragaggio della bocca sud venisse accompagnato, o almeno seguito, da quello del canale stesso; e che si liberasse la bocca nord, se non altro per impedire che le maestralate scarichino dentro l’avamporto altre tonnellate di sabbia e fanghi.
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Ma c’è un altro problema, che sembra tenuto sottotraccia a fronte delle tante iniziative “panem et circenses” di questi tempi in porto (con il pur lodevole utilizzo della Fortezza Vecchia, i vari “Porto aperto”, le visite guidate, la “cultura”): quello della famigerata strettoia del Marzocco, che condiziona più ancora dei fondali la fruizione del TDT e del terminal Lorenzini per le grandi navi. Dopo anni di tira e molla con l’ENI per i famigerati “tubi” che ne condizionano profondità e larghezza, è stata assegnala la gara dei lavori e montato proprio in questi giorni il cantiere. Ma i lavori non sono ancora partiti e non si sa bene quando partiranno. Ci dicono che a rallentare questa neverending story c’è stato il contenzioso tra chi ha vinto la gara e chi – per incarico dell’ENI – aveva fatto il progetto. Un contenzioso che sarebbe stato risolto da poco con una revisione del progetto dei due “pozzi” sulle due sponde del canale. Nel frattempo sarebbe stato anche affrontato (e risolto) un altro problema, quello dell’area della Scotto interessata al “pozzo” verso la torre. Pare che l’accordo comprenda una specie di affitto dell’area fino a quando dureranno i lavori. Si può finalmente partire? Occorreranno almeno 18 mesi, cioè un anno e mezzo. Nel frattempo – dicono i pessimisti – se non sarà risolto il problema delle “porte vinciane” la Darsena Toscana avrà fatto a tempo a tornare piena di melma. Ma perché di questi problemi non se ne parla, se non nei segreti recessi degli uffici? E nessuno – associazioni, sindacali, talk-show, brain-storm o come volete chiamarli – tira fuori le alabarde e i lanciafiamme?
Antonio Fulvi
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