Quel ponte dei sospiri
E’ il manufatto girevole per le ferrovie che non è possibile adattare al doppio binario
FIRENZE – Il pallino è in mano alla Regione: ed è uno dei tanti provvedimenti che la giunta di Enrico Rossi sta cercando di concretare perché il grande progetto della Piattaforma Europa non nasca, novello gigante dai piedi d’argilla, come un’isola senza i necessari collegamenti stradali e ferroviari con la rete nazionale.
[hidepost]L’obiettivo della Regione è un nuovo accordo tra istituzioni del territorio per la foce dello Scolmatore dell’Arno. Si parte dalla gara – già assegnata – per la prima fase della foce armata, che dovrebbe consentire una gestione delle porte vinciane più in linea con le esigenze della Darsena Toscana. Ma il vero problema è che siamo ormai alla convinzione dai più condivisa che il tratto di canale interessato dalle porte debba essere definitivamente e rapidamente tombato. Perché in caso contrario non sarà risolvibile in modo adeguato il collegamento ferroviario tra la piattaforma Europa e la rete.
Il tema sta facendo perdere il sonno all’ingegner Enrico Pribaz dell’Autorità portuale, e ai tecnici delle Fs. Il collegamento ferroviario già quasi completato con le due sponde della Darsena Toscana passa attraverso il vecchio ponte mobile vicino alle porte vinciane, che è però del tutto inadeguato per il traffico ferroviario prevedibile e programmabile per la piattaforma Europa. Per il quale occorrerà prevedere due binari: che sull’attuale ponte mobile sono improponibili. Le ferrovie stanno studiando la progettazione di un ponte mobile con doppio binario, ma pare che – costi a parte – sia tecnicamente molto difficile, senza esempi almeno in Europa. La soluzione più congrua e rapida? Invece del ponte mobile, tombare il canale e liberandosi in contemporanea anche delle porte vinciane accelerare la foce armata e far sboccare il canale dei Navicelli e lo scolmatore nella foce in mare. Il problema sarebbe risolto, se non si ponesse la necessità – a quel punto – di far passare il traffico fluviale del canale dei Navicelli sotto il ponte stradale del Calambrone, che notoriamente ha l’altezza sufficiente a un gommone o poco più. Problema ben noto, tanto che è stato studiato di “tagliare” il suddetto ponte stradale inserendovi al centro un ponte levatoio mobile. E’ il nodo focale del nuovo accordo di programma sullo Scolmatore, perché l’Autorità portuale di Livorno è disposta ad approvarlo solo se vi sarà inserito il tombamento dell’area delle porte vinciane e il ponte mobile stradale sul Calambrone. I pisani nicchiano: ma il vero ostacolo sono i 5 milioni che l’operazione costerebbe, che per ora non sono disponibili. Quindi si continuano a studiare – più o meno credendoci poco – il ponte ferroviario mobile a doppio binario, la gestione livornese delle porte vinciane, e i raccordi ferroviari con la futura Piattaforma Europa, con un parallelo poco consolante con lo struzzo che tiene la testa sotto la sabbia. E senza che nessuno – istituzioni in particolare – abbia il coraggio di porre ufficialmente all’attenzione il problema dei problemi.
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Chi è ben cosciente dell’intreccio dei problemi al Calambrone è il settore tecnico della Port Authority, a sua volta in contatto stretto con i tecnici della Regione. Si potrebbe semplificare, dicendo che i tecnici sono consapevoli del problema, hanno studiato ed hanno anche in mano alcune soluzioni, ma sono condizionati dai tempi della politica: o meglio, della burocrazia che la politica non riesce a sveltire. Ci dicono che i progettisti dell’Authority – peraltro ridotti a una sparuta pattuglietta, dopo l’uscita di Umberto Campana e la scomparsa di un altro elemento – stiano lavorando anche al ponte stradale numero 2 sul Calambrone, perché per fare la campata mobile dell’attuale occorre creare un altro ponte provvisorio, che non interrompa il flusso verso Tirrenia – e oltre al superlavoro per la piattaforma Europa abbiano anche un altro grande progetto in atto, l’allargamento della strettoia del Marzocco fino a riportare la torre omonima circondata dall’acqua. Tanta carne al fuoco. Ma sono solo sogni tecnici o si riuscirà in tempi non storici?
A.F.
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