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L’intervista a Mario Antonio Gambacciani di AMT

Aspetti positivi e negativi degli incontri voluti dalla Regione Toscana per la legge sui progetti della piattaforma Europa

Nella foto: Mario Antonio Gambacciani

LIVORNO – Martedì scorso si è tenuto in Fortezza Vecchia l’incontro conclusivo del “Dibattito in Porto”, istituito per legge dalla Regione Toscana, riguardante la Piattaforma Europa e la Stazione Marittima.

Abbiamo chiesto al dottor Mario Gambacciani di AMT (associazione di professionisti per lo studio della mobilità in Toscana) le sue valutazioni sull’iniziativa e sui contenuti emersi dalle varie sessioni di dibattito.

Dottor Gambacciani quali sono le sue valutazioni finali complessive?

Senz’altro positive: il dibattito ha avuto il pregio di permettere di esprimere pareri, critiche e suggerimenti che altrimenti non avrebbero avuto modo di emergere.
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Professionale la conduzione da parte dello staff di Sophie Guillain e attenta la partecipazione delle Istituzioni. Fra il pubblico ci si attendeva invece un maggiore partecipazione degli operatori.

L’impostazione del dibattito è stata criticata, si poteva far meglio?

La base della discussione non poteva essere che il PRP e come tale le efficaci presentazioni specifiche della Port Autority.  Mentre per la Stazione Marittima la discussione è avvenuta in fase in cui la proposta della PA può essere rivista nella maggior parte degli svolgimenti, non altrettanto per la Piattaforma Europa dove i vincoli progettuali sono più avanzati lasciando poco spazio ai contributi del dibattito. Si poteva fare prima? I percorsi partecipativi di un PRP sono sì noti ma nello stesso tempo di non facile inserimento pubblico come si è rivelato il dibattito.

Andando nel merito, la parte economica è stata esauriente?

Direi proprio di no. Il successo della prima fase della Piattaforma Europa si basa su un raddoppio degli attuali flussi di contenitori, mentre per la seconda fase si evidenzia un ulteriore raddoppio. Sono numeri che darebbero allo scalo livornese una dimensione internazionale e come tale di apertura verso il nordest europeo per i mercati di riferimento. Ci si aspettava pertanto non un semplice rimando allo studio commissionato ma una sessione dedicata – con la partecipazione degli stakeholders internazionali e delle istituzioni nazionali e comunitarie – a come sono stati individuati tali flussi e quali sono gli interventi auspicati per far diventare competitive le catene logistiche dei Corridoi europei di riferimento, oltre ad un’analisi comparativa con i principali scali europei. Su quest’ultimo punto in particolare è d’auspicio che il territorio si attivi velocemente nella relativa discussione e conseguente propulsione politica.

L’interporto può giocare un ruolo strategico?

Certamente, sia come retroporto e che d’insediamento di primo assemblaggio per gli operatori internazionali. La realizzazione della zona franca sarebbe fondamentale in tal senso, anche per gli sviluppo dei cargo aerei di Pisa al momento poco significativo. E’ qui che ci sono importanti potenzialità occupazionali per il territorio.

Questo vale anche per la Stazione Marittima?

Situazione opposta, in quanto siamo in presenza di flussi di supporto marginali rispetto al mercato domestico. Se da una parte il riordino degli attracchi proposto dalla PA è convincente, l’organizzazione a terra risente di un’impostazione – al contrario della Piattaforma – basata su una movimentazione esclusiva su gomma, ignorando la disponibilità di binari presente nell’area ed allontanandosi dagli standard turistici infrastrutturali internazionali. Certo occorre, oltre la condivisione comunale, stimolare il coinvolgimento degli operatori ferroviari di riferimento e non arrendersi affermando che è difficile.

Ritiene che lo scalo livornese potrebbe puntare a ben altri flussi turistici?

Senz’altro sia nella quantità che nella qualità, cioè proponendosi in maniera competitiva per le crociere di testa. Primo passo in tale direzione è l’auspicato collegamento diretto – complementare al People Mover – su binari con l’aeroporto di Pisa. Senza adeguati flussi e facilità di mobilità, i programmi di valorizzazione turistica e i relativi investimenti hanno difficoltà a concretizzarsi.

E per i traghetti?

Il PRP prevede per la seconda fase della Piattaforma Europa la costituzione di un’area dedicata con l’intento di facilitare l’accesso dei veicoli dalla Fi-Pi-Li. L’intento è condivisibile ma il trade-off della potenzialità turistica spinge a mantenere le attuali aree d’imbarco, limitando alla Piattaforma i ro-ro pax. Certo una tale soluzione andrebbe a condizionare le possibilità di riqualificazione urbanistica degli spazi, ma eviterebbe di escludere efficaci programmi di gestione turistica dei passeggeri.

E’ necessario un inquadramento complessivo di area vasta?

E’ il minimo, come sottolineato nelle conclusione dell’Assessore regionale Bugli. E’ interesse del territorio che l’investimento abbia successo e il coinvolgimento attivo di Pisa è più che opportuno: condividiamo e ampliamo la voce politica a supporto delle iniziative per l’enorme lavoro ancora da programmare e stimolare, specialmente sulla catena logistica per le merci e la facilità di mobilità per i turisti.

Infine, il rapporto proposto con la città?.

E’ frutto degli accordi con la precedente amministrazione comunale e come tale oggetto di rivisitazione con quella attuale. La sensazione raccolta dagli interventi è positiva: vi è la volontà costruttiva, partendo da una valida proposta dell’AP. Un’annotazione a margine: andrei controcorrente per l’abbattimento del ponte S.Trinita. Va riqualificato, destinato ai pedoni, ai ciclisti e perché no ad una tranvia di collegamento. E’ una terrazza magnifica sulla Fortezza e di visione porto-città: terrazza da collegare ai finger sopraelevati.

L.G.

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Pubblicato il
17 Giugno 2016

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