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Il bacino galleggiante di Livorno pronto a tornare a galla riparato

Il ripristino dovrebbe concludersi entro la metà di settembre – Ancora incerto il come rimuovere il relitto della navetta Urania – La gara per la concessione del “sistema”

LIVORNO – Il bacino galleggiante “Mediterraneo”, affondato nell’agosto dell’anno scorso per il semi-ribaltamento della navetta ocenografica “Urania”, tornerà a galleggiare entro la metà di settembre. Da una decina di giorni, dopo aver ottenuto il nulla osta dal magistrato, i tecnici della Benetti stanno lavorando a saldare le aperture che il sinistro aveva causato nelle casse di sostentamento. Rimane in vigore, per il momento fino al 3 settembre, l’ordinanza della Capitaneria di porto che vieta la navigazione a meno di 30 metri dalla “panna” galleggiante di protezione del bacino e impone anche alle navi di procedere nelle vicinanze alla minima velocità consentita dalla manovra.
[hidepost]Non appena saranno completate le chiusure delle casse di galleggiamento del bacino verranno anche praticati dei fori in carena del relitto dell’Urania, in modo che quando grazie al nuovo sistema di pompe istallato nei giorni scorsi il bacino tornerà a galleggiare, anche l’Urania si svuoterà dell’acqua. A quel punto si deciderà come procedere per rimuovere il relitto: sollevarlo, forse con il pontone-gru Italia della ditta Neri, oppure trascinarlo a terra, nei piazzali del cantiere. Il relitto sarà demolito, probabilmente sullo stesso piazzale dove verrà depositato.
Una volta completata l’operazione di rigalleggiamento, e completata l’inchiesta della magistratura, il “Mediterraneo” dovrà essere di nuovo collaudato dai tecnici del RINa prima di tornare operativo. Conclusa l’inchiesta giudiziaria potrà anche ripartire la gara di concessione del sistema dei due bacini di carenaggio che l’Autorità Portuale aveva indetto, e che fu “congelata” esattamente un anno fa, alla fine d’agosto, dopo l’affondamento.
Il blocco del “Mediterraneo” e l’inchiesta che ne è seguita hanno di fatto tolto a Livorno ogni possibilità di fare carenaggi o riparazioni sia ai grandi yachts che alle navi fino a 150 metri di lunghezza. E’ stata anche lamentata la complessità e la lunghezza dell’inchiesta – più di un anno – che di fatto ha costretto il cantiere Benetti a varare “Lionheart”, uno dei suoi più grandi yachts addirittura a La Spezia, inviandovelo via mare su una grande chiatta a rimorchio. L’auspicio di tutti è che la vicenda possa concludersi a breve anche per far ripartire la gara da cui dipende il ripristino – totale o parziale si vedrà – del grande bacino in muratura ridotto da anni a un relitto inservibile.

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Pubblicato il
27 Agosto 2016

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