La Riforma? Deve saper dire di no
TRIESTE – Zeno D’Agostino, del quale a breve verrà formalizzata – dice il Propeller di Trieste – la nomina a presidente dell’Autorità di Sistema dell’Adriatico Orientale, apprezza le linee della Riforma per la Legge 84 del 1994 e rimarca come lo Stato centrale “si riappropria di un ruolo di coordinamento delle infrastrutture nazionali. In passato è mancata la pianificazione con elementi ridondanti e lacune”. Citando il project financing come metodo di lavoro, l’attuale Commissario ha indicato il Piano nazionale della logistica e dei trasporti come faro da seguire nell’applicazione della nuova normativa.
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Alla ripresa autunnale delle serate conviviali al Propeller Club di Trieste, argomento di discussione è stata proprio la Riforma in alcuni degli aspetti più significativi, con analisi che hanno riguardato anche il mondo dello shipping internazionale. Presente anche il segretario generale dell’Authority triestina, Mario Sommariva, che ha focalizzato l’attenzione sull’istituenda Agenzia del Lavoro Portuale, citandola ad esempio di collaborazione tra pubblico e privato, non sulle infrastrutture ma sulle risorse umane.
Oltre a D’Agostino, relatori dell’incontro sono stati il professor Sergio Bologna, l’avvocato Francesco Maria Di Majo (coautore dell’iniziativa di studio sulla portualità italiana della Presidenza del Consiglio), il professor Marco Spinedi (presidente di Interporto Bologna e membro del Comitato Scientifico di Osservatorio Asia) e il neo presidente degli Agenti Marittimi del Friuli Venezia Giulia, Alessandro de Pol.
“Giustissima l’idea di coordinare tutti i porti. Tutti i porti volevano ingrandirsi nei terminal container e portavano avanti la propria politica a Bruxelles”. Con questo commento in apertura della relazione, il professor Sergio Bologna, presidente di Aiom (Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi) Trieste e grande esperto nelle tematiche dello shipping internazionale, ha voluto ricordare che da pochi giorni è stato messo a disposizione di tutti il rapporto della Corte dei Conti europea sulla situazione degli scali nel vecchio continente. “Il sistema logistico è importante quanto la capacità di handling” ha aggiunto Bologna “e da questo punto di vista Trieste è un modello, in riferimento ai servizi ferroviari che offre”. Lo stesso Bologna si è poi soffermato sulla vicenda Hajin, definendola non un caso isolato ma “una crisi di sistema” che ha tra le sue cause l’eccesso di capacità di stiva che grava sulle compagnie di navigazione.
Il successivo intervento, da parte dell’avvocato Francesco Di Majo, è servito per una panoramica sulle linee che si intendono seguire a livello nazionale per la pianificazione degli investimenti nei porti, dopo uno studio che è servito a fotografare la situazione esistente. Uno sguardo internazionale è stato fornito anche dallo stesso Di Majo, in relazione ai nuovi strumenti di finanziamento UE ed al Piano Juncker.
Marco Spinedi, che ha collaborato con il Governo nella redazione del Piano nazionale della logistica e dei trasporti, ha detto chiaramente che il primo passaggio fondamentale della Riforma sarà quello di dire dei “no”, posto che serviranno “severità, innovazione e capacità di resistenza alle pressioni, nonché responsabilità sui risultati”.
Prima del dibattito alimentato dall’alto numero dei partecipanti all’incontro, Alessandro de Pol ha riportato l’attenzione sulle tematiche locali e sulla necessità di collaborazione tra i Porti del Friuli Venezia Giulia, citando l’esempio dello scalo di Porto Nogaro, dal quale sono partite alla volta di Trieste e poi dell’Oceano Atlantico, le paratie per il nuovo Canale di Panama.
“E’ auspicabile – ha commentato in chiusura il presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini – che questa Riforma metta termine agli investimenti pubblici “a pioggia” nell’Italia dei troppi Porti, selezionando le esigenze effettivamente necessarie e debitamente supportate da investimenti privati a comprova della loro necessità e richiesta del mercato. La riforma della Legge 84/94 è un’iniziativa positiva e senz’altro migliorabile, ma almeno ha fatto uscire il settore da un immobilismo che durava da ben 22 anni ed ormai insostenibile anche in considerazione dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nel mondo dello shipping, dei trasporti e dei porti”.
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