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Strettoia del Marzocco, “quasi” al via a Livorno

Assegnato l’appalto dei lavori per spostare i tubi dell’ENI dopo dieci anni di attese

LIVORNO – E’ una delle “neverending stories”, ovvero delle storie senza fine, che condizionano l’operatività del porto. Perché in attesa della sognata Piattaforma Europa, è la Darsena Toscana il presente del porto containers ancora per almeno una decina d’anni: e rendere la Darsena agibile alle navi almeno medie – parliamo delle 8 mila teu – è non solo indispensabile, ma disperatamente urgente.
Due gli interventi attesi da anni: il dragaggio della bocca sud, che finalmente sta per iniziare con il ripristino del fondale a 16 metri; e l’eliminazione dei mai troppo maledetti tubi dell’ENI nel canale del Marzocco, che continuano ad essere il principale ostacolo per le grandi navi in Darsena.
[hidepost]Questo secondo intervento è diventato un tormentone che conferma la maledizione di una burocrazia sviluppatasi per tutelare il lavoro ed è diventata invece un’àncora che blocca per anni ed anni le urgenze più pressanti.
Lo stato dell’arte dei lavori per rimuovere i tubi ENI è ad oggi il seguente: c’è stata una gara per appaltare i lavori, con tanto di richiesta del progetto esecutivo ai concorrenti, e la gara è stata assegnata. Ha vinto l’ATI (associazione temporanea d’imprese) costituita dalla ICOP e dalla Carlo Agnese, due realtà molto qualificate per lavori di questa importanza. Ma non è stato facile arrivare al dunque e l’ingegner Enrico Pribaz, che per l’Autorità portuale, da più di un anno sta dietro all’iter della pratica che ha richiesto passaggi quasi infiniti, oltre a tutte le pratiche necessarie per la bonifica bellica delle aree interessate (bonifica appena conclusa) e le autorizzazioni per depositare in vasca di colmata i materiali di escavo. Il progetto è al ministero dell’Ambiente dal quale si aspettano le ultime autorizzazioni. Poi toccherà alla Regione e infine si dovrebbe partire con i lavori, forse entro la fine di novembre.
Ci vorranno, secondo i tecnici, almeno una quindicina di mesi. Perché si tratta di lavori estremamente complessi e con pochi precedenti. Saranno scavati due pozzi alle due sponde del canale, a profondità di circa 26 metri, in terreni friabili che andranno quindi via via stabilizzati con una “camicia” di cemento, drenandoli dell’acqua che si infiltrerà e rendendoli stagni. Solo alla fine dei lavori dei pozzi sarà possibile stendere i nuovi tubi attraverso il canale e quindi eliminare gli attuali. Si guadagneranno almeno 40 metri di larghezza del canale, rendendo la Darsena Toscana accessibile finalmente a navi con pescaggio fino a 14/15 metri reali e con larghezze anche superiori agli attuali 36/38 metri in sicurezza. Tra due anni, se tutto andrà bene. E dopo dieci anni che se ne parla.

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Pubblicato il
2 Novembre 2016

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