L’autostrada? Da qui all’eternità
GROSSETO – La prima reazione, in noi uomini comuni che badano alle cose e non alle vaghe promesse, è di scoraggiamento. E la seconda, la terza eccetera lo sono ancora di più. Sono oltre cinquant’anni che si dibatte sui cento tracciati proposti per l’autostrada Livorno-Grosseto-Civitavecchia e anche la conferenza dei servizi di due giorni fa, preceduta dal bla-bla-bla di giovedì scorso a Grosseto, alla fine non ha cavato un ragno dal buco. Promesse, compromessi, “capriole e giochi di parole” come ha commentato qualcuno, ma alla fine l’ennesimo tracciato proposto da Sat è stato universalmente bocciato. E si ricomincia, con un nuovo, ennesimo appuntamento tra tre mesi.
Quel che è peggio, non si tratta questa volta di intoppi della sempre stramaledetta burocrazia incapace. Si tratta di una incapacità ancora peggiore: quella, a nostro parere, di non riuscire a superare le contrapposizioni di campanile, o se preferite di “pollaio”, nell’interesse più generale del territorio e di chi lavora sulla strada. Perché il completamento di questa assurda, incredibile “incompiuta” che è l’Autostrada Tirrenica, non è soltanto una vergogna per l’Italia e per chi la rappresenta pure a livello europeo: ma è anche un vulnus pesante per le migliaia di persone che sulla strada lavorano, viaggiano e rischiano. Chi percorre l’Aurelia tra Livorno e Grosseto, oltre a stramaledire l’assurdo dell’inutile e costoso pezzetto di autostrada piovuto a nord di Cecina come un extraterrestre, conosce bene i rischi, i disagi, le buche, il balletto dei limiti di velocità fatti per tutelare più il gestore che gli automobilisti. E oggi anche sperare sta diventando, più che un atto di fede, una colpevole ingenuità. O meglio: una resa.
Antonio Fulvi