Godot e piattaforma “Light”
LIVORNO – Vecchia battuta, ma ancora attuale: aspettando Godot, ovvero l’arrivo del presidente designato dell’AdSP Stefano Corsini. Che era dato a palazzo Rosciano per il 27 febbraio, ma ancora non s’è visto e forse ritarderà parecchio, non essendoci ancora il suo decreto di nomina. Corsini ha problemi familiari, dopo il grave lutto che l’ha colpito. Ma se lui non ha fretta di piombare a scottarsi le mani con le tante patate bollenti livornesi, pare che anche il ministro Delrio abbia altre priorità che non i decreti della riforma. Ricordate? Mesi fa, quando ancora sembrava che la riforma corresse lento pede, aveva sbuffato contro chi voleva accelerare (“Sulla riforma dei porti m’hanno rotto i coglioni!”). Certo, l’implosione del Pd non lo sta aiutando ma l’economia vorrebbe altri tempi.[hidepost]
Dunque, aspettiamo Godot. Ma da quello che risulta, Corsini non è chiuso in una torre d’avorio: e chi a Livorno ancora ha la capacità e il potere di ragionare, l’ha già avvicinato e si sarebbe confrontato sui temi più urgenti. Ricavandone anche qualche idea concreta sulla sua “governance”. E allora proviamo a capirci qualcosa.
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Sulle nostre pagine di sabato scorso avevamo scritto una noterella intitolata “Piattaforma Light”. Sarei presuntuoso e anche bugiardo se sostenessi che è tutta farina del mio sacco. Semplicemente ero stato a orecchie tese. Oggi posso aggiungere non solo che la piattaforma Europa in chiave “Light” sembra essere anche l’opinione di Corsini e degli ambienti ministeriali romani, ma che – avendo io un’età che me lo consente – mi fa ricordare la “piattaforma Europa versione Ruffini” che ai tempi della presidenza Marcucci fu presentata come ipotesi non solo di studio.
Si parlava già allora – mi pare fosse il 2001 – di utilizzare la vasca di colmata per nuove aree e nuove banchine, sia pure in un concetto non faraonico come l’attuale. Poi c’è stato la Grandeur dell’abbinata Gallanti/Rossi. Nel frattempo la UE ha però ricordato che i grandi investimenti nei porti devono rispondere a due principali e non derogabili principi: “la bancabilità e la garanzia del ritorno economico per gli investimenti”. Sia pubblici che – ovvio – sia investimenti privati. Ora: la Piattaforma Europa o anche la più ridotta Darsena Europa rispondono a questi principi, richiedendo oltre 250 milioni di investimenti pubblici e altrettanto o più di privati? Sembra che a Roma (e a Bruxelles) siano convinti del contrario.
Affidandoci a una logica economica, la piattaforma “versione Ruffini-Marcucci” (consentitemi di semplificare) sembrerebbe più realistica e più sostenibile, anche come tempi di realizzazione (4 o 5 anni invece dei 10 e più). Cosa si otterrebbe con questa “piattaforma Light”? Utilizzando le vasche di colmata come aree, rinunciando alle dighe esterne, alla nuova rotta di ingresso attraverso le secche della Meloria (!) e semplificando al massimo, si potrebbe ribaltare all’esterno il porto-containers con una potenzialità di almeno 1,5 milioni di Teu e recuperare la Darsena Toscana per i ro/ro.
Pura ipotesi? Pare che Corsini arriverà con in tasca qualcosa di simile. Ma ho scritto: pare. Non ci resta che aspettare Godot.
Antonio Fulvi
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