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Gallanti con l’onore delle armi

LIVORNO – “Me ne torno a Genova, città che amo, ma voglio ringraziare la comunità portuale livornese – ha detto Giuliano Gallanti, chiudendo l’esperienza a capo dell’Autorità labronica – perché con tutti voi ho avuto un rapporto professionale e umano vissuto intensamente”. Con un rimpianto. “Non aver portato a termine – ha detto – tutte le partite ancora aperte sul tappeto”.[hidepost]

C’è sempre un po’ di retro-pensiero nei saluti di fine mandato, dove prevale il buonissimo anche quando varrebbe il detto “a nemico che fugge, ponti d’oro”. Però nessuno, nemmeno il più critico dei critici, può definire i cinque anni di presidenza (e coda da commissario) di Gallanti in chiave da nemico. Gallanti ha dato un respiro internazionale al porto, ha varato il grande sogno (solo sogno? speriamo di no) della piattaforma Europa, ha portato la sua esperienza europea, ha reinserito il porto nei grandi circuiti. Ha fatto errori? Chi non li fa, solo “chi non fa non falla”, come dice il proverbio. Semmai gli hanno rimproverato di aver lasciato un po’ troppo la mano libera sulla gestione quotidiana, lasciando alimentare all’interno di palazzo Rosciano una guerriglia tra vertici che certo bene non ha fatto. Ma sulle sue qualità, vale anche la proposta del presidente della Regione Rossi di assumerlo come consulente sulla portualità: proposta bocciata dalla politica imperante a Firenze, ma pur sempre un segnale di stima.

E di segnali di stima Gallanti, all’uscita da palazzo Rosciano, ne ha raccolti da tutti. Persino dal sindaco Nogarin, che certo non gli è stato amico in questi anni. “Auguro a Gallanti di continuare a sognare – ha detto Nogarin durante l’incontro di martedì scorso a Palazzo Rosciano – E anche se ci siamo scontrati più volte su posizioni differenti, lo rispetto per la grande capacità che ha dimostrato di avere”. Insomma, l’onore delle armi all’avversario che se ne va, nel pieno rispetto.

* * *

Non è piaciuto invece – e qui bisogna affondare il coltello nella piaga – il pasticciaccio brutto dei due decreti con cui Gallanti ha prima allungato il contratto di altri 3 mesi al segretario provinciale Massimo Provinciali, poi s’è rimangiato tutto il giorno dopo con una giustificazione che a molti è sembrata imbarazzata: se non addirittura imbarazzante.

Con il primo decreto (n. 45 del 6 marzo) il commissario, sottolineando di essere d’accordo con Corsini e con il MIT, ha prorogato il mandato di Provinciali, che scade il 31 marzo, al 30 giugno, disponendo anche che l’amministrazione concordasse il relativo compenso. Subito dopo però, il giorno 7, con un nuovo decreto (il n. 47) s’è dovuto rimangiare la decisione con questa motivazione testuale: “Considerato che in data odierna sono state acquisite assicurazioni sulla avvenuta predisposizione degli atti volti alla formalizzazione del decreto di nomina del presidente dell’AsDP, nonché della plausibile rapida indicazione da parte degli enti deputati dei componenti del comitato di gestione, per cui risulta superata la necessità di prorogare l’incarico dell’attuale segretario generale, si dispone che il provvedimento n. 45 è revocato”.

Logico che si siano scatenati “dietrismi”, ironie e sospetti. Per i più comprensivi, solo un brutto incidente di percorso. Ai prossimi giorni… “l’ardua sentenza”. Può anche darsi che non finisca così, sic et simpliciter.

* * *

Una cosa è certa: oggi i giochi – della politica ma anche della governance – per l’AdSP si giocano principalmente sulla seconda carica, quella del segretario generale. E’ noto a tutti che in lizza ci sono l’attuale titolare, Massimo Provinciali, e l’ex presidente ed ex commissario di Piombino Luciano Guerrieri. E’ altrettanto noto che ci sono veti incrociati ed incrociati supporti per entrambi. Corsini dovrà scegliere, possibilmente prima della scadenza di Provinciali he è tornata al 31 marzo. Sarà in grado di farlo, visto che sul comitato di gestione – cui spetta formalmente la nomina – ci sono tempi strettissimi? Se al 31 marzo il comitato non sarà ancora operativo, Corsini avrà solo la possibilità, per legge, di nominare un “facente funzione”, pescandolo tra i dipendenti dell’AdSP. Poi si vedrà.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
11 Marzo 2017

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