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Piattaforma Europa ma anche aree retroportuali i cinesi di China Railways investiranno in grande

LIVORNO/PECHINO – Non piazziamo a caso su entrambe le città questo servizio relativo alla dichiarazione d’intenti di China Railway International Group per partecipare – in partnership con i portuali livornesi di Enzo Raugei – alla gara per la piattaforma Europa. L’interesse del potente gruppo d’investimenti e di engeenering cinese a Livorno è nato prima di tutto a Pechino, come ha raccontato Enzo Raugei nella conferenza stampa di venerdì scorso che ha chiuso il ciclo degli incontri istituzionali della delegazione guidata da Chen Shiping, presidente in capo, e accompagnata dal finanziere Kenny Song, da Niccolò Ravano (Infracapital), e dai livornesi Nicola Orazzini e Roberto Giovannelli (Lm Consult, ovvero società di consulenza a caccia di progetti e loro finanziatori). A Pechino Raugei e i suoi consulenti sono andati nel dicembre scorso a proporre l’intervento cinese, allertati dal processo di globalizzazione aperto sulle banchine labroniche dalla vendita da parte del GIP di Negri ai fondi d’investimento franco-inglesi. Come parare il colpo? A finanza potente, contrapporre finanza potente al cubo: e quale meglio dell’infinita liquidità della Cina, con il suo miliardo e rotti di piccoli ma tenaci investitori?[hidepost]

Della delegazione cinese, dell’impegno di China Railway International Group a co-finanziare (e anche a co-gestire) il primo “step” della piattaforma Europa, ovvero il terminal contenitori, si è già parlato a lungo sia su queste colonne che sui quotidiani locali. Va invece sottolineato un aspetto rimasto un po’ più in ombra ma non meno significativo: la Cina, con le imprese sia private  che statali (e qui i margini distintivi sono spesso assai sfumati) dopo essersi focalizzata a investire i propri ingenti capitali liquidi nel terzo mondo – Africa e Sud America oltre che Asia – sta adesso puntando all’Europa e in particolare all’Italia: perché dell’Europa è il ventre molle, come diceva qualcuno?  Sia Chen Shiping sia Kenny Song hanno ricordato nei loro incontri che l’anno scorso la Cina ha investito in Italia oltre 10 miliardi di dollari, e quest’anno contano di raddoppiare. Investono in particolare nella logistica, ovvero nel business del futuro. E non è un caso che le grandi compagnie intercontinentali dei containers, come Cosco ma non solo, stiano investendo massicciamente sui porti italiani (Voltri ne è l’esempio). Livorno poi ha un appeal pressoché unico per chi se ne intende: è forse il porto italiano (e tra i pochi europei) che ha alle spalle un’area totalmente libera dalla città, già in gran parte dotata di collegamenti stradali e ferroviari, con una infrastrutturazione che parte dall’interporto/retroporto di Guasticce, e un grande aeroporto proprio sulla soglia di casa (che tra l’altro sta incrementando con percentuali a due cifre il settore cargo). Nell’incontro con il presidente della Regione Rossi, con il ministro Delrio e con il presidente dell’Autorità portuale di Sistema Corsini – oltre che con il sindaco Nogarin – i managers cinesi hanno sottolineato che la loro “One Belt One Road Initiative”, ovvero la nuova Via della Seta, punta sul porto e sulla piattaforma Europa ma anche e specialmente alle aree industrializzabili in quel paradiso che è il retroporto labronico, incrocio unico tra porto, interporto, aeroporto e collegamenti ferroviari in via di crescita nel cuore pulsante di una regione, la Toscana, che è il cuore dell’Italia e del sud Europa.

Gli ingegneri cinesi al seguito si sono fermati a Livorno e ci rimarranno almeno per tutta questa settimana. Ai proclami, ai sorrisi e agli inchini, adesso segue l’analisi tecnica dell’area, con i relativi progetti e prospettive. Si è già visto che l’“imbuto” stradale e ferroviario d’ingresso al TDT al Calambrone, con i ponti mobili del secolo scorso, hanno fatto ridere (o forse piangere) i cinesi. Vanni Bonadio, presente a tutti gli incontri per Toscana Logistica della Regione, si è premurato di assicurare che è già previsto di tombare lo sciagurato sito delle Ponte Vinciane, facendone un viadotto sia ferroviario che superstradale adatto ai grandi sogni della piattaforma Europa. Ora non ci resta che sperare in una burocrazia locale, regionale e nazionale che smentisca la brutta fama di sempre. Speriamolo, altrimenti sarebbe davvero l’ultima spiaggia per Livorno e le sue aspirazioni di porto mondiale.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
29 Marzo 2017
Ultima modifica
1 Aprile 2017 - ora: 17:59

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