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Sui traffici navali Usa-Italia confronto Trump-Gentiloni

Paolo Gentiloni

ROMA – Nell’incontro di due giorni fa a Washington tra il presidente degli Usa Trump e il presidente del consiglio italiano Gentiloni, il tema Mediterraneo è stato tra i più importanti. Non solo sul piano politico, ma anche su quello dell’economia e dell’interscambio. Con una proiezione – riferiscono le cronache dalla capitane americana – anche sul tema dell’aumento delle spese militari della Ue, Italia compresa. Sottolineata la partecipazione agli incontri che Gentiloni ha avuto con gli esponenti del mondo imprenditoriale italo-americano anche la presenza di Antony Scaramucci, l’italiano amico personale di Trump e sul quale il governo di Roma conta per “ammorbidire” il presidente Usa sugli annunciati dazi sui prodotti come la Vespa ma non solo.

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Le valutazioni politiche degli incontri americani di Gentiloni non c’interessano. E’ invece importante, per il sistema portuale italiano – e specialmente per quello dei porti del Tirreno – la possibilità di un chiarimento sulla nuova dottrina degli Usa sul protezionismo e il traffico marittimo. Per La Spezia e Genova, ma in particolare per Livorno, il traffico marittimo con i porti Usa è sempre stato prioritario, anche in tempi in cui ha prevalso per alcuni scali l’interscambio con il Far East. Stanno passando sotto silenzio, anche in epoca Trump, gli aumenti di arrivi dalle fabbriche Usa delle auto FCA con i marchi Fiat, Jeep e Chrysler, che hanno riportato il porto labronico a livelli ante-crisi per il settore. E Camp Darby, il centro logistico dell’esercito Usa in Europa tra Livorno e Pisa, sta mostrando un insolito movimento di nuovi mezzi militari, tutti in fase di sbarco.

Da quanto ci verrà riferito nei prossimi giorni sugli incontri di ieri ed oggi di Gentiloni e del suo staff a Washington, potrebbe dipendere dunque anche il futuro prossimo dei traffici marittimi tra l’Italia e gli Usa. E anche tra l’Italia e il Canada, dove Gentiloni ha completato ieri, venerdi, il suo tour americano incontrando il primo ministro di Ottawa Justin Trudeau. Una chiusura dei porti Usa potrebbe essere bilanciata – è stato detto a Ottawa – con un incremento dei collegamenti con i porti canadesi del nord Atlantico. L’economia, in sostanza, non si basa sui proclami. E dagli incontri Usa è emerso anche quanto di recente si sosteneva nei centri studi europei: che gli Usa dipendono dall’Europa (e in minor quantità dal Giappone) per i macchinari più moderni per la produzione avanzata. Un esempio: la Testa Motor, oggi tra le aziende americane considerate al top della tecnologia mondiale, lavora con macchinari quasi esclusivamente europei (robot tedeschi). In sostanza: gli eventuali dazi Usa sulla Vespa valgono davvero una guerra commerciale con l’Italia e l’Europa?

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Pubblicato il
22 Aprile 2017
Ultima modifica
30 Aprile 2017 - ora: 07:47

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