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Il piano dei trasporti in arrivo con il niet ai politici nei comitati

LIVORNO – La “madre di tutta la pianificazione per i porti”, ovvero il Piano generale dei trasporti, sembra finalmente in arrivo in parlamento. L’ha confermato il senatore Marco Filippi, che nella commissione trasporti della Camera è elemento di spicco, nel recente workshop livornese sulla “Tempesta perfetta sui mari”. E insieme al Piano, dovrebbero anche approdare in parlamento alcune “correzioni” alla riforma portuale così come è stata articolata tra i ministri Delrio e Madia. La più significativa arriverà entro pochi giorni – qualcuno la dava già per fatta – con un decreto legge: sarà il divieto a chi ricopre cariche politiche a far parte dei comitati di gestione delle Auytorità portuali. Uno schiaffo in faccia al sindaco “pentastellato” Nogarin, ma anche alla presidente (Pd) del Friuli Debora Serracchiani, ai sindaci di Trieste, Genova e Civitavecchia. Prevedibile che in conversione al parlamento si scatenerà una tempesta.

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Sulla Riforma abbiamo sentito di recente molte voci: e non tutte concordi. Dalle Autorità di sistema (Francesco Di Majo, Civitavecchia: Mario Sommariva, Trieste; Massimo Provinciali, Livorno) il leit motiv è stato l’ok alla centralizzazione delle scelte strategiche per eliminare il provincialismo delle autonomie, dispersivo e a volte imbarazzante (i triestini hanno infierito anche sul famoso progetto Costa per l’offshore di Venezia, peraltro già “seppellito” dal governo centrale). Ma non sono mancati i distinguo. Come la coraggiosa presa di posizione del presidente di Confetra Nereo Marcucci quando ha espresso i suoi dubbi sull’opportunità di insistere sui costosi trafori del terzo valico genovese quando “altri porti tirrenici come Livorno, attraverso la ferrovia Livorno-Firenze e l’alta capacità, può arrivare a Mannheim prima di quanto possa fare Genova con il terzo valico” di là da venire.

Sarà il Piano generale dei trasporti, ha detto ancora il senatore Filippi, a sciogliere i tanti (troppi) nodi che ancora insistono sulla programmazione italiana delle reti. Anche perchè la “cura del ferro” del ministro Delrio è un importante tentativo di far riprendere all’Italia posizioni perdute: ma c’è chi – e non sono pochi – sostiene che in ogni caso si tratti di un progetto troppo ambizioso per avere risultati concreti a breve. I trafori svizzeri che stanno entrando in operatività uno dopo l’altro – è il timore – al momento favoriscono più la discesa in Italia delle ferrovie dei paesi europei più avanti sulla modalità, che non le Fs Cargo e i loro sogni di andare a prendersi le merci al di là delle Alpi. L‘esempio dell’eccellenza di Trieste nei servizi cargo ferroviari è stata più volte richiamata negli ultimi convegni: ma qualcuno ha voluto ricordare che il sistema Trieste funziona perchè le ferrovie hanno forti contributi pubblici. Insomma, sulla loro economicità c’è ancora molto, molto da fare.

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Pubblicato il
20 Maggio 2017
Ultima modifica
26 Maggio 2017 - ora: 13:17

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