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Nodi livornesi: Darsena Europa e treni in porto

LIVORNO – Se la vogliamo mettere facile, potremmo dire che ormai siamo abituati, in ambito portuale, a inghiottire tutto, con sovrana disinvoltura. Si potrebbe anche chiamare rassegnazione, ma non voglio esagerare. Così con il quinto rinvio dei termini per la gara della Darsena Europa (a proposito: non si parla più di Piattaforma ma di Darsena, con chiara limitazione solo ai containers; anche questo ha o no un significato?),  ci ha fatto qualche ironia il sindaco Nogarin, e da parte sua bisogna ammettere che è stato il minimo. Poi, associazioni di categoria, cluster portuale, commentatori più o meno saccenti, specialisti eccetera: zitti e buci.

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Vuol dire che non ci crediamo più? In questa stessa pagina abbiamo riferito del prossimo (speriamo!) varo del Piano nazionale dei trasporti. Qui a fianco parliamo dell’altro grande tema mondiale del momento, la nuova “Via della seta” con il suo carico di miliardi di miliardi (in Cina si fanno le cose in grande). Ma ci avrebbe fatto piacere, e chiarito le idee, che nel recente workshop livornese sul libro del professor Sergio Bologna, dall’Autorità portuale labronica fosse venuta qualche indicazione sui temi più strettamente urgenti di Livorno: la gara della Darsena Europa, appunto (e invece silenzio assoluto) e l’imbarazzante realtà del collegamento ferroviario tra la Darsena Toscana e la rete FS, ancora incompleto per la parte spettante proprio all’Autorità portuale.

Lasciamo stare un attimo la gara: con la “tempesta perfetta” in corso nel mondo del terminalismo, può anche essere comprensibile che le cordate interessate abbiano chiesto – come ci risulta – chiarimenti e ulteriori modifiche alla gara. E a Stefano Corsini, presidente da 45 giorni (o poco più) dell’Autorità di sistema, non si può certo imputare di non conoscere molti dettagli: forse Massimo Provinciali – che invece li conosce – avrebbe potuto spiegarceli, contribuendo a tranquillizzarci, ma si è limitato (ha dovuto limitarsi?) a vantare legittimamente la soluzione dell’Agenzia del lavoro (copiata da Trieste con il pubblico plauso di Mario Sommariva) e a riconoscere genericamente che la riforma Delrio “ha ancora diversi nodi da sciogliere”. E i nodi locali, sulla piattaforma Europa, sulle ferrovie in Darsena, sull’irrisolta guerra dei ro/ro, please?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
20 Maggio 2017

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