Tasse di sbarco per gli Enti è “libera caccia”
LIVORNO – “Quando il governo si riunisce per decidere sui temi economici, corro a nascondere il portafogli”. La battuta è di Mark Twain, il celebre umorista noto anche per l’altro fulminante aforisma: “Se votare servisse a qualcosa, non ce lo farebbero fare”.
Scusatemi se ho divagato: ma credo d’essere sempre in tema, visto che in queste ore il governo sta definendo le misure fiscali degli enti locali. E tra i “ritocchi” lasciati liberi, guardacaso c’è quasi soltanto l’aumento delle tasse di sbarco (Risoluzione 1/2017 in data 30 maggio del dipartimento Finanze).
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Adesso bisogna capire se per tasse di sbarco s’intendono solo quelle che i Comuni “turistici” applicano da anni sui biglietti dei traghetti per le isole (famigerate sono quelle per l’Elba, per le isole campane, per le Eolie etc) o il bersaglio s’allarga anche alle tasse sui porti, che incidono nella movimentazione delle merci. Qualcuno sostiene che se si apre appena uno spiraglio, si fa presto a forzarlo in modo che la porta si spalanchi. Attenti: gli equilibri dei costi nei porti italiani sono già abbastanza delicati – dicono gli operatori – perché nuove tasse siano sopportabili. Le “furbate”, ovvero i giochetti per dimostrare che tutto sommato la pressione fiscale complessiva non è aumentata, non salvano l’economia.
Antonio Fulvi
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