Fibrillazioni alla ricerca di massa critica
LIVORNO – Strategie ad alto livello, oppure tattiche localistiche in attesa che la Riforma portuale cominci davvero a produrre risultati? Il gran polverone che sta coinvolgendo molte delle associazioni degli operatori nei porti, non può essere liquidato semplicemente come un gattopardesco “cambiamo tutto per non cambiare niente”. La Riforma va piano, anzi va pianissimo: ma salvo terremoti, alla fine entrerà in regime e allora molte cose – anche sulla base di quello che l’Ue va da anni predicando – dovranno cambiare. Da qui i vari riposizionamenti, nel tentativo di avere – come categorie – le spalle più forti e una copertura lobbistica più efficace.
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Nell’intervista qui a fianco Luca Becce è stato chiaro: Assiterminal non è stata tutelata affatto in Confindustria, malgrado i tanti richiami. E trovandosi bene in Confetra, non si accontenterebbe di vaghe promesse per tradire le sue decisioni.
Qualcuno potrebbe obiettare, non senza giustificazione, che da tempo esistono troppe associazioni che si sovrappongono, si scontrano e a volte indeboliscono l’un l’altra invece di fare massa critica. E’ il vecchio vizio all’italiana, dove ci sono più partiti politici che idee, più gente in parlamento che a lavorare sui temi concreti, quasi più sigle sindacali che iscritti. Auspicare una “ripulitura” con l’obiettivo di fare, appunto, massa critica sui problemi, non è fare del populismo. E lo confermano le fibrillazioni associative, insieme al fatto che di fronte a una generale debolezza delle stesse ci sono nel governo – nei governi, in modo più o meno ricorrente – tentazioni di far finta di ascoltare tutti per non ascoltare nessuno. Occhio.
Antonio Fulvi
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