Territorio e parti sociali coese il Must del Musolino-pensiero
GENOVA – Attenuare i conflitti, anzi prevenirli attraverso la concertazione con il territorio, le parti sociali ed i corpi intermedi per riuscire a dare risposte concrete e compatibili con i tempi e le necessità dei mercati, degli operatori e degli investitori. Questa la politica di Pino Musolino, presidente da poco più di tre mesi dell’Autorità Portuale di Sistema del Mar Adriatico Settentrionale (Venezia e Chioggia). Non perdere tempo ma al contrario, anticipare, per non perdere in competitività.
Presidente, a proposito di tempi veloci, fondamentali nel settore merci: come stanno in questo senso i due porti di Marghera e di Chioggia?
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Abbiamo appena ereditato il porto di Chioggia e intendiamo a brevissimo dargli un’attenzione particolare poiché essendo stato gestito dall’A.S.PO., quindi non con la logica delle Autorità Portuali, è mancata la capacità di prevedere in anticipo e mettere in campo strategie concrete con il risultato che si è perso tantissimo traffico. Il nostro obiettivo è quello di superare questa criticità rivitalizzando lo scalo e creando occupazione sul territorio. Per quanto riguarda Marghera stiamo lavorando molto bene sia nella parte di infrastrutturazione materiale come in quella immateriale – altrettanto importante, se non di più. Grazie alla collaborazione con l’Agenzia delle Dogane stiamo sveltendo in maniera “drammatica” tutti i processi legati allo sdoganamento, sia il preclearing che il fast corridor; quest’ultimo anche in una versione “accorciata” più rispondente alle esigenze del nostro porto. Non esiste infatti una misura che va bene per tutti i porti, devono essere analizzate le necessità tipiche delle strutture e a proposito del fast corridor vediamo che l’80% delle merci che portiamo con i contenitori vengono consegnate nell’arco di 150/200 km attraverso camion; stiamo quindi valutando con l’Agenzia delle Dogane se ci sono le possibilità – e ci sono – per creare fast corridor legati non solo alla parte treno o consegna a operatore logistico specifico, ma che abbiano una certa flessibilità. Vogliamo coniugare norme e opportunità generiche a realtà del territorio rispondendo alle esigenze reali del nostro mercato di riferimento e dei nostri clienti, che effettivamente sono tutti gli operatori della catena logistica.
La Camera di Commercio di Venezia chiede al Governo di attivarsi per l’istituzione della ZES non solo nei porti del sud ma anche nel vostro porto; cosa pensa dell’applicazione di questo strumento ad ampio spettro?
Per quanto riguarda la nostra realtà cercheremo di utilizzare tutti gli strumenti possibili che riteniamo validi. Qualsiasi tipo di agevolazione doganale e fiscale in area portuale è bene accetta ma dobbiamo verificare nell’ambito del disegno del Piano Regolatore Portuale cosa può servire per rispondere al meglio alle nostre esigenze. Mi capita a volte di dover rispondere a domande polemiche sul rapporto con Trieste anche sulla questione del Punto Franco nonostante nel DL di riforma alla L. 84/94, nell’art. 7 comma 12, siano fatte salve tutte le competenze dei punti franchi precedentemente vigenti e pertanto tali restano sia Trieste che Venezia. La ZES è sicuramente una opportunità, valuteremo se è la migliore o se punti franchi a macchia di leopardo possano essere più utili o ancora se alcune agevolazioni speciali per chi intende ristabilire attività di semilavorazione logistica in porto possano essere più produttive e quant’altro. Vogliamo fare analisi puntuali alle quali dovranno corrispondere risposte puntuali.
Occorre pragmatismo: abbiamo una sfida epocale che è rappresentata dalla cosiddetta Via della Seta che si rivolge in buona parte a tutti i paesi extra Schengen, al di fuori dello spazio comune europeo, nei quali la parte doganale/dazio ha un peso importante. Se vogliamo sfruttare fino in fondo le opportunità epocali di questo progetto dobbiamo garantirci il massimo della flessibilità anche per attrarre degli investimenti, non solo sulle infrastrutture ma sulla produzione, sulla semilavorazione e sulla logistica. Anche qui: dovremo usare la giusta taglia d’abito per “vestire” ogni singolo porto. Non mi convincono le soluzioni che valgono per tutti. Il nostro settore è molto specifico così come lo sono le nostre geografie, capacità, territori, ed i nostri retroporti che hanno caratteristiche molto chiare; vogliamo quindi prima valutare per poi arrivare alla soluzione migliore.
Il settore crociere in generale non sta andando bene..
La forte instabilità dell’area Intramed ha determinato il calo, basta pensare ad Istanbul – che era l’astro nascente delle mete crocieristiche – oggi sparito dall’orizzonte. Si fa molto presto.. Venezia in più ha una zavorra addizionale che le deriva da una parte da un quinquennio di soluzioni sbagliate, o comunque approssimative, che sono state più o meno abbozzate, ma mai realizzate e dall’altra da una campagna di informazione assolutamente inadatta per come è stato discusso il tema, che certo doveva essere trattato, ma con la giusta attenzione data la sua delicatezza. Facciamo attenzione perché se la croceristica va male a Venezia assisteremo alla sua sparizione nell’Adriatico, quindi soffriranno Ancona, Trieste, Bari, Taranto – che ha appena iniziato a muovere i suoi passi in questo campo. Il tema è perciò nazionale, data anche la sua significativa incidenza sul PIL del Paese. A Venezia in particolare, ma in realtà in tutta Italia, si discute di come gestire i flussi del turismo, riconosciuto come grande risorsa e vera industria del Paese. Le crociere rappresentano un turismo di qualità, controllato, gestito, che lascia sicuramente ricchezza nel territorio e dovremmo perciò preservarlo, naturalmente con tutti i caveat disponibili in termini di minimo impatto all’ambiente e alle città. Non serve il piglio fondamentalista. L’approccio deve essere quello dell’analisi, dello studio dei dati scientifici e dei dati relativi alle possibilità di innovazione.
Questo è un buon test per l’Italia per vedere se effettivamente ha imparato la lezione ed intende adottare un comportamento adeguato a quel grande Paese che in potenza può essere.
Cinzia Garofoli
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