Superpista Firenze: ma davvero è necessaria?
FIRENZE – L’offensiva di Toscana Aeroporti per sbloccare la famosa pista lunga di Peretola ha raggiunto, in questi giorni, il suo punto più alto, con l’intervento dell’Associazione industriali della Regione e il consueto fiorire di pareri, di sollecitazioni, di accuse. Da Firenze si sottolinea che il traffico passeggeri sul piccolo aeroporto cittadino è aumentato quest’anno in modo lusinghiero; e si lamenta che con la pista di 2400 metri sarebbe aumentato molto di più, visto che l’attuale “pistina” comporta quasi un migliaio di dirottamenti all’anno per condizioni meteo e relativa insicurezza.
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Nella vicenda però il punto di vista di Firenze non sembra totalmente condiviso sia dall’Ente di pianificazione degli aeroporti, sia da quella parte del governo che fa resistenza alla richiesta di alcune centinaia di milioni di euro di contributo statale per i nuovi impianti. A sostegno di chi contesta l’opportunità della pista lunga di Firenze ci sono parecchi argomenti. Il primo dei quali è che in una realtà ormai globalizzata com’è quella dei voli sia passeggeri che merci, sembra un controsenso – o comunque uno spreco di risorse anche pubbliche – puntare a ingrandire un aeroporto minore che dista solo poche decine di chilometri da un altro aeroporto ben più accessibile, quello di Pisa, dotato di piste senza limiti, con un forte supporto militare nelle apparecchiature di terra e con un meteo nettamente più favorevole. L’aeroporto Galilei di Pisa, a differenza del Vespucci di Firenze, è considerato dai vettori aerei con il massimo voto in fatto di sicurezza, di lunghezza e qualità delle piste, e anche di supporti intermodali. La sua crescita nel 2017 è stata superiore a quella di Firenze sia in numero che in percentuale di passeggeri e merci; gli investimenti notevoli e i piani di allargamento e ristrutturazione dell’aerostazione sono tali da farne una realtà che potrà confrontarsi con il più versatile e gettonato scalo dell’Italia centrale, quello di Bologna.
Perché allora non unire le forze – e gli sforzi economici – per potenziare ancora di più Pisa Galilei, invece di disperdersi dietro le ambizioni fiorentine (“Una grande città non può non avere – dicono – un grande aeroporto”) che avrebbero comunque un pesante impatto ambientale sulla città e sui suoi sobborghi? Basterebbe creare un sistema di collegamenti veloci su ferro tra Firenze e il Galilei, al posto delle attuali tradotte – che per quanto migliorate hanno ancora tempi preistorici, un’ora e più tra le due stazioni – e Pisa diventerebbe anche l’aeroporto di Firenze, raggiungibile dalla capitale toscana assai più rapidamente che non Orly da Parigi o Londra da Gatwich. Una provocazione, o un’ovvietà?
Antonio Fulvi
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