Tira il mercato delle auto nuove e aumenta la gara per gli sbarchi
LIVORNO – La ripresa del mercato dell’automobile, in Europa ma in particolare in Italia, sta confermando l’importanza dei traffici marittimi con le car-carrier per quei porti, come Livorno, che si sono specializzati nell’import ma anche nell’export di vetture. Con alcune varianti significative sulle metodologie operative: prima di tutte, la ricerca delle economie anche nelle semplici operazioni di sbarco e di avvio delle auto alle destinazioni commerciali, puntando a ridurre al minimo le “rotture di carico”. E’ uno dei motivi per cui gli autoporti come il Faldo, un tempo vera e propria miniera d’oro della Compagnia portuali e del socio Koelliker, da tempo è in vendita, ma non ha ancora spuntato una soluzione.
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In compenso vengono utilizzate le aree più disparate all’immediata periferia del porto, dove i costi di permanenza sono minori o quasi nulli. La distesa di vetture in Paduletta, proprio alle spalle della sponda est della Darsena Toscana dove sbarcano le car-carrier (specie di Grimaldi ma non solo) è una significativa conferma. Sta anche prendendo piede, a Livorno ma anche in altri porti, la spedizione su ferrovia, con appositi treni blocco capaci di smaltire in un solo colpo centinaia di autovetture senza intasare le autostrade e con costi unitari inferiori rispetto all’utilizzo delle consuete bisarche.
Se Livorno continua a tenere bene sul mercato, non mancano però i concorrenti in crescita. Civitavecchia, Savona, la stessa Gioia Tauro hanno puntato e continuano a puntare su un business che nelle grandi quantità è certamente remunerativo. Il problema per molti porti è che lo sbarco delle auto nuove richiede grandi spazi aperti, un limite comune a molti degli scali italiani circondati dalle città. Tanto che la nascita del Faldo a Livorno, e lo stesso utilizzo dell’Interporto Vespucci di Guasticce da alcuni storici importatori livornesi, si giustificano proprio con la disponibilità di aree che altrove non c’è.
Nel riassetto generale della portualità italiana, che lo strumento istituito presso il MIT per coordinare sviluppo e investimenti del “sistema” ha appena avviato, anche il tema dei traffici delle auto nuove dovrà essere affrontato. Al momento, ciascuno fa per sé e spesso non mancano i colpi bassi tra porti, come si è visto nella competizione per spedire dall’Italia le Maserati verso gli Usa. Ma è probabile che si voglia intervenire anche nel comparto, con l’obiettivo di alleggerire le autostrade e gli “ultimo miglio” dei porti dalle bisarche come si sta tentando di fare grazie alle ferrovie con i containers.
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