Coordinamento delle Autorità di sistema primo incontro tra princìpi e scelte reali
ROMA – Passo dopo passo, anche se il ritmo non è così veloce come l’economia richiederebbe, la riforma portuale si avvia a mettere a punto i propri organismi. Ieri al ministero delle infrastrutture e trasporti si è riunita la preannunciata Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di sistema, con tutti i presidenti delle 14 Autorità insediate. Compito del comitato: “coordinare e armonizzare, a livello nazionale, le scelte strategiche dei 15 sistemi portuali italiani”. Missione impossibile, visti i precedenti? Secondo il ministro e i suoi consiglieri – tutti presenti all’incontro – missione possibile e indispensabile, perché le risorse non sono infinite e occorre finalmente vedere i porti italiani come un sistema integrato, in grado di reggere la concorrenza internazionale e non di strapparsi carico e lavoro l’un con l’altro.
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Il principio generale è sostanzialmente semplice, ed è stato – almeno a parole – ampiamente condiviso. Poi però si è entrati nel dettaglio: con l’individuazione dei criteri di scelta delle associazioni nazionali “più rappresentative” di ciascuna categoria, per la formazione del Partenariato del mare nei singoli sistemi. Organo solo consultivo, il Partenariato della risorsa mare sostituirà i pletorici parlamentini che erano i comitati portuali e le parallele commissioni consultive: ma non mancano comunque le aspirazioni a parteciparvi. Certe divisioni, o secessioni, all’interno di categorie importanti, non contribuiscono a rendere più facile un percorso già di per sé complesso.
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Il secondo tema trattato ieri riguarda le “Linee guida per la gestione dello spazio marittimo europeo”, sulla base di una direttiva europea come al solito affrontata con il ritardo di oltre un anno (coordinamento costituito nel 2016 sulla base di una direttiva UE del 2014). Le “linee guida” – riferisce un documento del MIT – “sono strumento fondamentale per il percorso metodologico da seguire per i piani di gestione dello spazio marittimo, individuando le aree di riferimento, comprese quelle terrestri rilevanti per le interazioni tra terra e mare, e definendo un sistema di governance che assicuri un costante coinvolgimento di tutte le parti economiche e sociali interessate”. Si è iniziato a discutere sui criteri: sarà poi – è stato ribadito ieri – il comitato tecnico del MIT a elaborare per ogni area marittima i piani di gestione dello spazio marittimo: piani che infine saranno sottoposti al tavolo interministeriale di coordinamento per la definitiva approvazione. Tutt’altro che semplice e tutt’altro che veloce. Ma l’impegno del ministro è di far presto e bene.
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C’è stata poi, e non poteva mancare, anche una parte meno ufficiale ma altrettanto importante e scontata: l’informativa sull’ormai prossimo “correttivo” della Riforma portuale che il consiglio dei ministri varerà il 15 settembre, salvo ulteriori slittamenti. Sul piano politico, il “correttivo” dovrebbe anche ufficializzare il niet alla partecipazione ai comitati di gestione portuale di chi ha incarichi politici in essere (sindaci, presidenti di Province, di Regioni etc). E si preannuncia una nuova stagione di scontri di partito, con le opposizioni che preannunciano battaglia non appena il parlamento riprenderà a lavorare dopo gli ozi di agosto e metà settembre.
A.F.
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