Dibattito pubblico e un’aspirazione: “Less is more”
LIVORNO – Può anche darsi che mi mandi “di fuori” il rovinoso eccesso di burocrazia che caratterizza ormai i tempi e le farragini sui lavori pubblici (e privati) nei porti. Ma non ero il solo a manifestare insofferenza l’altro pomeriggio in Fortezza Vecchia, quando la prima ora e mezza- su un totale di tre ore – del “dibattito pubblico” sui progetti della Darsena Europa e stazione crociere è stata dedicata a spiegare i meccanismo del “dibattito pubblico”. Ovvero di un’invenzione scimmiottata dalla legge francese, con tanto di aggravante post-borbonica all’italiana, diventata obbligatoria per ogni grande opera pubblica: con il risultato che i tempi si allungano di un paio d’anni con la scusa di consultare le popolazioni ed avere il loro illuminato parere.
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Domandina cattiva, forse anche ingenua, o addirittura stupida: ma allora a che servono fior di organi tecnici, fior di parlamentini di quartiere,comunali, provinciali, regionali, ministeriali e via dicendo? Serpeggiava sospetto che il “dibattito pubblico” serva specialmente a dare prebende a chi viene nominato a gestirlo: gente certo preparata, in gamba e capace di partorire centinaia di ispirate pagine di resoconto. Ma che ci fa rimpiangere il detto anglosassone: Less is more.
Mi perdonino lo sfogo gli addetti. Però che dal 2013 – data di varo della legge – il “dibattito pubblico” sul porto di Livorno sia solo il secondo dopo un primo su qualche fondamentale (?) tema a Gavorrano, qualcosa vorrà pur dire.
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Posso dirla tutta? Dall’assise in Fortezza Vecchia ci saremmo aspettati dati certi e tempi certi per almeno la prima fase della Darsena Europa: e specialmente per quel grande, delicato, dibattutissimo progetto che deve trasformare completamente non solo l’area dei traghetti e delle crociere, ma l’intero waterfront portuale. Invece sia l’ingegner Pribaz che il dottor Vanni – i dirigenti dell’Autorità portuale di sistema che ne hanno parlato – sono stati tanto onesti da dirci in sostanza, pur con qualche pudibondo giro di parole, che siamo appena all’inizio di un percorso, che per la grandiosa Piattaforma Europa i nostri figli probabilmente vedranno solo la prima fase, e che per crociere e traghetti si andrà molto più in là, forse quando l’uomo sbarcherà su Marte.
Corsini, Nogarin, Pribaz, Vanni…: siamo onesti, oggi non sanno veramente – né possono sapere – come si evolverà il progetto che ha vinto la gara perla stazione crociere. Perché ci hanno lavorato sopra due anni una quindicina tra architetti e ingegneri: si è parlato di un investimento di un centinaio di milioni e di una trasformazione radicale di parte della città con bellissimi sogni come il ritorno del mare intorno alla Fortezza Vecchia; ma anche chi ha vinto non sa come, quanto e in che tempi quel progetto potrà essere concretato. D’accordo, ditemi che sono come i vecchietti della canzona di D’Andrè che passano i loro ultimi tempi “a stramaledir/le donne/il vino/ ed i governi”. Ma torno al detto anglosassone: Less is more. Dateci meno, ma in tempi umani e non in ere geologiche.
Antonio Fulvi
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