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Economia marittima e chances

Nella foto: (da sx) Alberti, Marcucci, Dari, Becce

LIVORNO – Due rappresentanti del governo, i viceministri Silvia Velo (Ambiente) e Riccardo Nencini (Infrastrutture e Trasporti): un gruppo di specialisti sulle tematiche delle zone franche e delle Zone Economiche Speciali (Zes); la proiezione verso il futuro del lavoro portuale, con il panorama (inquietante?) dell’automazione già avviata con i droni di DHL e i camion a guida automatica negli Usa; infine la ricaduta delle crociere sull’economia delle città, ma anche la loro indiretta influenza culturale con il “melting pot” che ne consegue.

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Tanta carne al fuoco nella due giorni al LEM, l’istituzione Livorno Euro Mediterranea che a volte vivacchia, a volte ha exploit importanti nel palazzo dei portuali labronici. L’iniziativa questa volta è venuta dal “Circolo Economia del mare” del PD, demiurgo Yari De Filicaia non sempre in sintonia con le gerarchie locali del partito. Con De Filicaia però si sono schierati sulla”due giorni” le associazioni imprenditoriali (Spedimar con Gloria Dari, moderatrice del primo dibattito, Confetra con Nereo Marcucci, terminalisti con Luca Becce ed Enio Lorenzini, Autorità portuali con Zeno D’Agostino (Trieste) Matteo Paroli (Ancona) Massimo Provinciali (Livorno): e ancora università (Bergamo) dogane (Carbone), testimonianze dall’estero (Omrine Wilson, project manager dello STC Group di Rotterdam, più gli interventi dei sindaci di Livorno Filippo Nogarin e di Collesalvetti (interporto Vespucci) Lorenzo Bacci.

Le tre tavole di lavoro, da giovedi pomeriggio all’intera giornata di venerdì, hanno discusso cercando di andare sul concreto. D’Agostino da parte sua ha tenuto una specie di “lectio magistralis” su Trieste e sulla sua storica zona franca nata fin dal 1919 e rilanciata dopo le vicende della II guerra mondale. Chiave di volta dello sviluppo portuale, i collegamenti ferroviari cargo che grazie anche all’insediamento delle linee di navigazione dalla Turchia oggi comportano ben 250 treni/blocco alla settimana per il centro Europa, più di quelli che fa la stessa Rotterdam. Bacci a sua volta ha ricordato che la prospettata Zes per l’area vasta può e deve avere il fulcro nell’interporto Vespucci, grazie anche al suo allargamento statutario agli insediamenti produttivi. Le Zes, in sostanza, devono essere elementi di attrazione per gli investimenti produttivi, meglio se stranieri.

Una parentesi “futuristica” si è articolata venerdì mattina sull’innovazione tecnologica e la demografia. Il viceministro Nencini, nella sua toccata e fuga (era atteso ad Ancona, dove lo ha accompagnato Matteo Paroli) ha ricordato l’esigenza della formazione professionale proiettata su scenari non d’oggi ma di domani; e la necessità che una buona politica dei porti sia affiancata (meglio ancora se trainata) da un altrettanto costruttiva politica estera, che crei collegamenti utili e faccia fronte in modo produttivo alla penetrazione “imperialistica” della Cina con la sua One belt” della via della seta. Sintesi estrema: il lavoratore del prossimo futuro (che già è configurato nel presente di molti porti: da Rotterdam a Shangai secondo gli esempi riferiti) sarà un tecnologico più ancora che un tecnico. E come ha spiegato Francesca Marcucci,(Logistic Training Academy) è già essenziale oggi impostare questa preparazione.

Infine le crociere e l’evoluzione del sistema. La testimonianza di Risposte Turismo (Francesco Di Cesare) è già molto nota. L’esperienza spagnola (Valencia) insegna che non bastano i servizi portuali, occorre anche una cultura dell’accoglienza che deve affiancare la ricettività, l’offerta storico-gastronomica e anche la curiosità intellettuale. Come detto all’inizio, tanta carne al fuoco sulla quale c’è da riflettere sul concreto.

A.F.

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Pubblicato il
20 Dicembre 2017
Ultima modifica
29 Dicembre 2017 - ora: 16:25

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