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Fare sistema con la Riforma, Ok: ma quel tavolo di partenariato…

Andrea Morandi

ANCONA – Andrea Morandi, giovane e dinamico presidente degli agenti marittimi Marche ed Abruzzo ha una visione e un’esperienza professionale ad ampio spettro. Oggi è anche a capo del Gruppo Morandi: una realtà con oltre cent’anni di storia che nasce come agenzia marittima e che nel tempo si espande in ogni ambito della portualità. Fra le sue iniziative, sia personale, sia come presidente degli agenti marittimi, é l’imminente fondazione del Propeller Club di Ancona, che sarà la voce unitaria di quello che è uno dei porti in grande e intelligente sviluppo nel panorama dei “sistemi” italiani. Facciamo con lui un punto sulle tematiche attuali della sua zona.

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Presidente Morandi, nella recente assemblea di Federagenti si è parlato dello stato dell’arte della Riforma. Qual è la ricaduta sull’area di vostra competenza?
La nostra associazione, abbracciando due regioni, aveva già insita quella logica di fare sistema che rappresenta l’elemento fondamentale della riforma. Fare sistema e creare sinergia fra porti ed operatori è un concetto estremamente valido, l’Italia deve essere presentata come un unico porto, ce lo chiedono grandi realtà come quella cinese. Ma fare sistema e creare sinergia significa anche razionalizzare gli investimenti realizzando le opere in tempi certi e dove servono, evitando duplicazioni. Ad Ancona, ad esempio, dobbiamo privilegiare quegli investimenti strategici che sono già stati messi in cantiere per difendere i nostri traffici e farli continuare a crescere.
Qual è in ordine di priorità la prima opera da realizzare nel vostro sistema?
Dobbiamo progettare e realizzare ad Ancona in tempi veloci un nuovo Terminal Passeggeri moderno ed efficiente dato che quello esistente non corrisponde più alle esigenze di quello che è il primo porto nell’Adriatico con oltre 1 milione di passeggeri.  Come associazione sproneremo l’AdSP e l’amministrazione comunale ad accelerare i tempi nel portare avanti un progetto che è comunque complesso perché dovrà essere inserito in un piano di riqualificazione dell’area dell’ex Fiera della Pesca e dovrà accogliere oltre al Terminal anche dei servizi che potrebbero essere fruiti non solo dai turisti o passeggeri che vi transitano, ma anche dall’utenza cittadina, in modo da unire sempre più porto e città. Ancona deve essere consapevole della ricchezza che il porto rappresenta per la città e per tutta la regione. Nel settore lavorano 5000 addetti ogni giorno, l’indotto per l’economia è dunque molto importante. Per le crociere, la MSC ha manifestato un forte interesse alla realizzazione di un nuovo terminal crocieristico e far diventare Ancona home port, ulteriore dimostrazione delle potenzialità del nostro scalo.
Mentre per le merci e gli altri settori?
Il traffico container è di circa 200mila teu; per noi è assolutamente rilevante e vogliamo mantenerlo. Le compagnie vogliono lavorare in sicurezza senza rischiare inconvenienti, dobbiamo perciò potenziare le infrastrutture: abbiamo un progetto per realizzare una banchina rettilinea di 1000 metri lineari partendo dagli attuali 300 metri della nuova banchina 26 con fondali già importanti che raggiungeranno gli indispensabili 14 metri di pescaggio, per poi proseguire con la banchina 27 e così via. Raggiungere l’obiettivo dei 1000 metri lineari ci darà la possibilità di far crescere ancora i traffici dei contenitori e non solo dato che Ancona è un porto multipurpose dove le rinfuse ricoprono un ruolo significativo con merci solide per circa mezzo milione di tonnellate all’anno. Dal lato dell’intermodalità è in cantiere un progetto di allungamento dei binari a 600 metri che presto verrà realizzato ed esiste già la connessione con la rete nazionale per cui un treno merci può arrivare direttamente nello scalo commerciale e quindi dentro il terminal. L’allungamento dei binari favorirà non solo l’avvento dei traffici ma anche una riduzione del traffico locale via strada.
Cosa pensa degli accordi fra la vostra ADSP e quella del Mar Tirreno Centrale per agevolare traffici fra Tirreno e Adriatico?
È una buona intuizione che rappresenta una grande opportunità per spingere ancora di più i traffici agevolando quelle linee di comunicazione fra il Tirreno e l’Adriatico che oggi incontrano le difficoltà dell’attraversamento degli Appennini e che potrebbero diventare un corridoio strategico dando pieno appoggio ai traffici attualmente penalizzati. Se l’accordo si sostanzierà con investimenti o agevolazioni direttamente alle compagnie si avranno risultati importanti, anche ambientali. Il nostro scalo negli ultimi anni – grazie anche all’azione di promozione dell’AdSP che ha acceso i riflettori su questo porto – si sta giustamente collocando sempre di più su una sfera nazionale sia perché ha effettivamente i numeri sia per il suo potenziale oggettivo: è uno scalo strategico e competitivo che fa parte dei corridoi Ten-T; appare ovvio perciò che gli investimenti necessari non sono orientati a difendere solo gli “orticelli” locali.
Tornando alla Riforma: esistono criticità dal suo punto di vista?
Si, riscontro che il Tavolo del partenariato per come è concepito non ha la capacità di incidere convenientemente: le materie sulle quali si viene chiamati a dare un parere sono limitate ed in più gli stessi pareri non sono vincolanti. Condivido lo spirito della Riforma e ritengo che si dovesse assolutamente intervenire, ma come ho detto fin dall’inizio, forse occorreva cercare un nuovo equilibrio, un compromesso, perché alcune questioni possono essere affrontate e risolte solo con i pareri dei tecnici che hanno il vero polso della situazione. Sono d’accordo che le AdSP debbano avere la logica delle aziende che operano con la velocità di decisione dei CdA, ma occorre che i decisori abbiano la consapevolezza e la competenza degli operatori, che peraltro sono quelli che investono nei porti; credo quindi che questo problema, che non è solo del nostro sistema portuale, debba essere risolto prima o poi.
Gli agenti marittimi sono imprenditori che investono e colgono opportunità, non possono perciò essere privati della possibilità di confrontarsi, dialogare e far capire la necessità delle compagnie armatoriali che rappresentano, pena il rischio di rallentare o falsare la scaletta delle priorità.
Cinzia Garofoli
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Pubblicato il
30 Dicembre 2017

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