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La grande risorsa degli Interporti

ROMA – Sono stati, per l’inizio della loro storia, quasi degli UFO: nati da complesse scelte sul territorio, gli interporti si sono tirati dietro per anni speranze di diventare nodi logistici ma anche qualche critica di inutili carrozzoni mangiasoldi. Poi, grazie anche a una visione nazionale d’insieme favorita dall’associazione in UIR (Unione Interporti Riuniti) e da una politica della logistica che sta puntando anche sulla “cura del ferro”, la rete è diventata rete razionale. Oggi qualcuno ancora sostiene che gli interporti in Italia sono tanti, forse troppi. Ma la maggioranza delle realtà operative ha ormai raggiunto una maturità che ha fatto loro superare i tempi delle incertezze, strutturandoli come nodi intermodali in diretta relazione con i porti marittimi, con le imprese del territorio, spesso anche come incubatori di investimenti imprenditoriali e come hub.

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Nelle pagine che seguono ci sono alcuni esempi di iniziative importanti, che non vogliamo considerare come casi isolati ma come esperienze all’interno della rete presentata nella cartina riportata in prima pagina. Una rete che pur scontando le difficoltà di un territorio logisticamente difficile – la spina dorsale dell’Appennino è sempre stata penalizzante per le reti trasportistiche ma non è che il resto dell’orografia italiana sia molto più favorevole, specie al centro/sud – ha ormai raggiunto una maturità almeno di progetto. Poi ci sono interporti e interporti: quelli che hanno raggiunto anche una connotazione da veri retroporti, quelli che stanno sposando la filosofia delle ZES, quello che hanno spalancato le braccia- si veda il “Vespucci” di Guasticce, che tra l’altro ha festeggiato in questi giorni il primo storico bilancio in attivo; si vedano i successi dell’hub di Prato – agli insediamenti produttivi per diventare anche aree a sviluppo artigianale avanzato, quelli…eccetera. In sostanza: oggi agli interporti italiani si può guardare finalmente con ottimismo, nella speranza che quando arriverà il definitivo piano nazionale della logistica vengano sanati i “vulnus” che ancora esistono. UIR ha certamente molto lavoro da fare ma il suo vertice (nello scorso ottobre è stato riconfermato presidente Matteo Gasparato e sono stati eletti ) sta affrontandolo con determinazione. Le premesse ci sono tutte perché la grande stagione degli interporti diventi un’altra importante risorsa per l’Italia.

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Pubblicato il
30 Dicembre 2017
Ultima modifica
5 Gennaio 2018 - ora: 10:20

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