Quando il mare non sorride più
LIVORNO – Abbiamo “chiuso” le nostre pubblicazioni del 2017 con il celebre disegno della “Grande Onda” di Katsushika Hokusai. Apriamo questo 2018 con un’altra grande onda, questa volta con la minuscola ma non certo meno impressionante: è quella fotografata durante una delle tempeste di vento sulla costa del Portogallo, testimonianza di come il mare può diventare maestosamente gigantesco anche solo per l’incrocio di una corrente e di un vento con un bassofondo. Ce lo ricordano i bilanci delle perdite navali per burrasche, malgrado l’avanzante tecnologia e tutti i suoi ritrovati per la sicurezza della navigazione.
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Secondo gli ultimi dati disponibili, anche nel 2016 si sono perdute complessivamente 85 navi, sebbene il 16% di meno rispetto all’anno prima. In dieci anni, secondo il rapporto di Allianz Global Corporate, il numero dei naufragi si è dimezzato. Ma non basta: quando il mare non sorride più, anche le più grandi portacontainers hanno mostrato e continuano a mostrare limiti.
Ma ci sono fenomeni ancora peggiori di un naufragio causato dal mare. Nel Mediterraneo, secondo una commissione parlamentare d’inchiesta italiana sul tema dei rifiuti scomparsi in mare, sarebbero 90 le navi affondate volontariamente tra il 1989 e il 1995, con il sospetto che la maggior parte d’esse contenesse rifiuti nocivi da far sparire. La commissione ha parlato di Mafia dei Rifiuti: un fenomeno che ancora sarebbe attuale, sia pure in chiave ridotta per l’aumentato controllo satellitare e i pattugliamenti delle varie Guardie Costiere legati anche al salvataggio dei “migranti”.
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