Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Aponte alle grandi manovre

Gianluigi Aponte

GENOVA – Fino a qualche tempo fa erano solo “rumors”: e qualcuno li classificava come “Fake News”. Ma adesso sembra proprio che oltre al fumo ci sia parecchio arrosto nella tensione crescente tra il gruppo Contship e il gruppo Msc: che su almeno un paio di terminal del primo è tra i principali clienti. La stampa genovese ha parlato senza perifrasi di una Msc “scontenta” sia a Gioia Tauro che al La Spezia Container Terminal: tanto che nel servizio del grande player di Aponte la toccata su La Spezia del servizio per il nord Europa è stata eliminata. Gli spedizionieri spezzini, guidati da Alessandro Laghezza, hanno provato a fare i pompieri, ma anche loro alla fine sottolineano che problemi con il terminal ci sono. Da parte sua la presidente Carla Roncallo non sta con le mani in mano: è una professionista operativa e anche combattiva, si vanta di aver premuto l’acceleratore della sua AdSP, non sottovaluta il problema ma sta proponendo soluzioni. Le grandi manovre dei grandi armatori, in sostanza, non intende farsele passare sopra la testa. E così il Lstc, che sconta una posizione geografica non facile ma non s’è mai tirato indietro negli impegni.

[hidepost]

Poi ci sono, però, le strategie intercontinentali: con la concorrenza ormai spinta all’estremo delle Alleanze armatoriali, con la presa d’atto di tutto il cluster delle navi sempre più grandi e dei margini sempre più risicati; e insieme della nascita – o crescita – di nuove offerte di terminals che offrono sempre di più. Così qualcuno ricorda che solo pochi mesi fa Gianluigi Aponte aveva dichiarato, papale papale, che sul Tirreno scommetteva su due porti: Genova e Livorno. Dimenticarsene sarebbe sbagliato. Ma anche sarebbe sbagliato sottovalutare l’impegno che Aponte ha chiesto, in termini di investimenti e di tempi, ai due scali prescelti, Livorno in particolare. Qui qualche risposta gli sta arrivando da Stefano Corsini e da Enio Lorenzini. Per fortuna di Livorno: perché presto e bene vale sempre di più nel mondo sempre più competitivo della portualità.

Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
17 Febbraio 2018

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio