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I nostri porti e la torre di Babele

LIVORNO – Nel grande risiko di un governo nazionale che sembra la torre di Babele – non si sa quando, come, se e con chi – le ricadute dell’incertezza sul sistema logistico rischiano di diventare pesanti.

E’ cosa detta e ridetta che i tempi dell’economia richiedono decisioni in real time, possibilmente non domani ma ieri. Al ministro Delrio tutti riconoscono di aver lanciato progetti, come la “cura del ferro” e la riforma della 84/94, che dormicchiavano da anni. Onore al merito.

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Ma altrettanto chiaramente, siamo ancora in attesa del piano nazionale integrato della logistica, cui sono rinviate molte scelte operative, e anche sulla riforma portuale siamo, come minimo, a metà del guado. Mancano decreti, mancano molti degli organi centrali di controllo, rimane aperta la diatriba sui sindaci nei comitati di gestione delle AdSP (e l’Anci è già all’attacco: tra pochi giorni il ricorso alla Corte Costituzionale). E intanto i porti concorrenti corrono. Ultima notizia: i porti spagnoli hanno tagliato del 10% le tasse portuali per favorire i traffici. E noi, con il continuo massacro della burocrazia su chi lavora con le navi e le banchine?

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Sono piccole beghe di poco conto? Non tanto, non proprio. Prendiamo il tema della risposta dello Stato centrale al gigantismo delle full-containers: la ratio della riforma con i sistemi portuali – che dovevano essere, idealmente, non più di 5 invece degli attuali 15 – era in una programmazione condivisa delle infrastrutture dedicate. Per l’Alto e Medio Tirreno è invece ancora irrisolto l’assalto alla diligenza tra Civitavecchia, Livorno, La Spezia e Genova: quattro sistemi (o meglio, tre e mezzo) nel raggio di poche decine di chilometri l’uno dall’altro, tutti proiettati a strutture “mega” per fullcontainers “mega”. Con Genova in vantaggio temporale, visto che nei giorni scorsi ha fatto entrare a Voltri già le prime 17 mila Teu di Msc; con Livorno che ha accelerato finalmente (“Adelante  Pedro, con juicio !”) sulla Darsena Europa, ma con tempi ancora a dir poco incerti; e con La Spezia che malgrado le problematiche stradali dell’ultimo miglio vede la corazzata Lstc che non ha certo intenzione di essere tagliata fuori.

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Sono scelte, quelle che abbiamo accennato, che solo in parte possono essere demandate ai privati, anche ai più potenti. Msc per esempio, per bocca del suo Number One Gianluigi Aponte, punta su Genova e anche su Livorno: ma quest’ultimo porto, dove entrano già grazie a scelte coraggiose dell’Autorità Marittima e dell’Autorità portuale le 9 mila Teu da Lorenzini, aspetta che progetti altrettanto coraggiosi diventino lavori concreti. Vogliamo elencarne qualcuno? Ferrovia ad alta capacità sulla Firenze-Bologna-Padova, tombamento dei Navicelli e nuova viabilità al Calambrone, “passante” per il retroporto, raccordo sia ferroviario che stradale veloce con Piombino, dighe di protezione esterna della Darsena Europa, eccetera. Tutte scelte già codificate, in parte progetti avviati, ma ancora e soltanto sulla carta. Viene da dire, sempre maltrattando il Manzoni: “Adelante Pedro, ma urghente, muy rapido por favor!”.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
17 Marzo 2018

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