Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Camp Darby alla prova dei NIMBY

LIVORNO – Mettiamola così: avere alle soglie di casa uno dei più grandi depositi d’armi d’Italia non può far piacere. Ma bisogna subito aggiungere che il deposito c’è da mezzo secolo e oltre a Camp Darby, base logistica Setaf nella pineta di Tirrenia. E che il nuovo progetto finanziato dagli USA con uno stanziamento di 45 milioni di euro – euro che pioveranno sul territorio anche come posti di lavoro – risponde a criteri internazionali di un’alleanza militare che a qualcuno potrà non piacere, ma che è stata a suo tempo approvata dal “popolo sovrano”. Ed ha portato posti di lavoro, ricadute economiche e anche alcuni fenomeni di costume come il celebre “Mercatino americano” celebrato da molti di coloro che oggi non vogliono la base. Folklore? Anche, ma ha fatto pro.

[hidepost]

Sull’ampliamento di Camp Darby si possono fare sofismi all’infinito. Come sulle armi, del resto: brutte, sporche e cattive, salvo quando ci garantiscono la pace. Dicevano i romani antichi, che di guerre se ne intendevano: “Si vis pax para bellum”. Non lo traduco perché l’abbiamo studiato tutti a scuola: e perché credo sia una massima più che attuale. Il deposito di Camp Darby sarà ampliato, avrà un raccordo ferroviario che impedirà (finalmente) il passaggio dei camion carichi di esplosivi nel traffico normale delle strade, valorizzerà il Canale dei Navicelli anche per la navigazione commerciale e da diporto con un ponte mobile dedicato, utile per separare traffici militari da traffici civili. Treni pieni di bombe? Ne sono previsti uno ogni due mesi, come massimo, salvo crisi internazionali, dunque molto meno di quello che le navi militari quotidianamente ospiti dei nostri porti italiani hanno a bordo. Siamo realisti, così come lo furono a suo tempo i portuali di Italo Piccini che votavano Pci ma scaricavano le armi Usa per Camp Darby: investimenti importanti, posti di lavoro, più sicurezza degli impianti, una base potenziata che dunque aiuterà il territorio, la logistica, il porto. Chi vuole la botte piena e la moglie imbriaca si dedichi ad altre tenzoni. E se la democrazia ha ancora un senso, lasci che le decisioni degli organismi democratici eletti vengano attuate. Di comitati NIMBY in giro ce ne sono anche troppi e stanno facendo anche troppi danni.

Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
21 Marzo 2018

Potrebbe interessarti

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora