Addio, Vincenzo
VADA (Livorno) – Scriveva Garcia Lorca, nel suo LLanto per la morte del matador Ignacio, che ambien se muere el mare, ovvero muore anche il mare. Solo così possiamo accettare di aver accompagnato ieri l’estremo saluto a Vincenzo Catarsi, il creatore dei celeberrimi Calafuria, ingegno nautico ma non solo come pochi altri di questo secolo. Da lui, nato nel 1932, collaboratore di Bizzarrini per la famosa super-car Grifo, inventore dei piccoli, piccolissimi ma anche grandissimi scafi che sono stati esportati in tutto il mondo, la nautica ha copiato molto, anche senza dargliene atto. Di lui si ricorda l’infinita ingenuità nel progettare belle barche che stavano benissimo in mare ma che non sapeva – non ha mai saputo – vendere bene. L’hanno imbrogliato in molti, quasi quanti gli hanno voluto bene: ma lui non si è mai lamentato. Ogni tanto ripartiva con nuovi disegni, nuovi soci, una nuova idea di barche sempre più marine, sempre più caratterizzate. “Questa volta ho svortato” ci diceva nel suo dialetto labronico: e regolarmente aveva svortato verso un nuovo successo progettuale e insuccesso commerciale.
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Eclettico, fatalista, ingegnoso ma ingenuo, aveva spaziato anche in campo editoriale (con un suo giornale che aveva chiamato “Il fanale”) e in quello turistico, inventando il night “La barcaccina” di Vada che ha fatto un’epoca. Costruì anche la grande “Giada”, un Calafuria di una ventina di metri, in cui si trasferì per viverci e disegnare Roberta di Camerino, sulle coste della Croazia. In Croazia ancora oggi molte motovedette della Coast Guard sono Calafuria: e i Calafuria sono ancora in navigazione in Canada, in Mozambico, in Australia e ovviamente in tutti i buchi del Mediterraneo.
Morto Vincenzo Catarsi se n’è andato con lui anche un pezzettino di tutti noi che nella nautica abbiamo vissuto, creduto, giocato e lavorato. Ciao amico, ci manchi e ci mancherai.
A.F.
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